Di Serena Manzoni
C’è una macchia blu nella libreria di casa… in mezzo ai dorsi di svariati colori dei molti libri che colorano le pareti c’è uno spazio scuro, di libri un poco più piccoli del solito, discreti e con copertine bellissime, che mi portano ogni volta ad invidiare un po’ chi le sceglie: sono i libri blu di Sellerio, angolo blu di cui vado molto fiera. La casa editrice ha tra i suoi autori una squadra di giallisti che creano una specie di dipendenza e che, con le dovute differenze, ci permettono di riconoscere una sorta di scuola, un modo di fare riconoscibile e rassicurante.
Tra questi Francesco Recami, che ci ha fatto affezionare alle avventure investigative di un manipolo di persone qualunque sullo sfondo di una casa di ringhiera di Milano.
E allora magari è pasquetta, fuori fa freddo e non avete voglia di avventurarvi tra gitanti e monumenti o prati sovraffollati e magari decidete di rimanere in casa pescando in quella macchia blu della vostra libreria per leggere qualcosa di leggero, ma ben scritto, al contempo godibile e intelligente: è la volta di Il ragazzo che leggeva Maigret, di Francesco Recami per l’appunto, Sellerio Editore di Palermo.
Vi sarete accorti di come, spesso e volentieri, gli investigatori che popolano l’universo letterario, siano spesso mangioni e gourmet, appassionati di buona cucina, quelli della squadra di Sellerio, ma non solo… tra i più noti il commissario Montalbano e e la sua Sicilia da mangiare in silenzio, Pedra Delicado e i ristoranti di Barcellona, il “barrista” matematico del Barlume di Marco Malvaldi con i suoi panini gourmet e il ristorante dell’amico Aldo.
E come dimenticare la cucina provenzale di Fabio Montale bevendo vini di Bandol? C’è bisogno di parlare di Pepe Carvalho? Insomma è appurato che, almeno in letteratura, le attività poliziesche e investigative, generino una gran fame e che i nostri eroi sappiano spesso come e dove mangiare.
Anche in questo libro di Recami, il piccolo protagonista Giulio, bambino tanto appassionato dei romanzi di Maigret, tanto da essere soprannominato con il nome del famoso commissario francese (anche lui noto buongustaio), mangia tanto e volentieri, pietanze sopraffine lontanissime da merendine e snack e più vicine alla tradizione casalinga e campagnola di un’imprecisata provincia italiana. Niente casa di ringhiera questa volta, ma l’avventura di questo tredicenne grande e grosso che preferisce un panino con la finocchiona ad un dolcino confezionato o alle patatine con ketchup e maionese. Il libro è molto godibile, ci identifichiamo facilmente con la solitudine da lettore del protagonista e lo seguiamo nei guai in cui riuscirà a ficcarsi, tra uno spezzatino con patate e prezzemolo e delle tartine abbrustolite imburrate accompagnate da acciughe sfilate e altre bontà.
Assegni che spariscono, presunti cadaveri buttati in canali di chiuse dismesse, commercianti di vini e vecchie vedove, nobiltà decaduta e bracconieri, c’è persino lo spazio per inseguimenti e azione in questo piccolo romanzo. Molto interessanti anche le ambientazioni in un paesaggio tra campagna e archeologia di un’industria recente ormai dismessa che disegna un certo paesaggio italiano. Non vi dico nulla della trama perché dei gialli meno si dice meglio è ma vi posso dire che se magari è pasquetta e non volete trovarvi tra i pasquettanti, quella di prendere questo libro nella macchia blu della vostra biblioteca sarebbe proprio una buona idea.
Serena Manzoni
Ottimo e interessante libro, molto diversi per tema e stile da quelli che l’autore ha poi scritto in seguito.
Ul libro interessante, scritto impeccabilmente con uno stile particolare.
Letto anni fa prima dei succesi di Recami come “giallista”.
In effetti qui il cibo c’è, ed eccome!
Continua la serie dei tanti giallisti buongstai, chissà cosa c’è sotto…
Chissà se c’è qualche giallista che mangia monacalmente minestrine e cose semplici…