Di Fabio Riccio
In questo post cercherò di essere breve, negli ultimi sono stato forse un po’ troppo prolisso.
Chiedo perdono a tutti i miei sfortunati lettori – in ogni caso, ho già provveduto a cospargermi il capo abbondantemente di cenere.
Come al solito, con le mie riflessioni e con la mia forma mentis, mi ritrovo ad andare controcorrente, per non dire a cozzare, contro quello che è l’andazzo dominante del mondo eno-gastro-ideologico italiano.
La mia considerazione questa volta è molto semplice, ed è cosa sotto gli occhi di chiunque.
Avete mai fatto caso che tante, ma proprio tante “cantine” (alias forma breve per indicare genericamente le aziende dove fisicamente si fà vino) sono diventate di una insopportabile, esagerata, arrogante ed ostentata eleganza?
Per farla breve, cantine troppo eleganti.
Enofighettismo?
Forse.
L’Italia intera è punteggiata di cantine che, più che il luogo dove si lavora e produce quel piccolo miracolo che è il trasformare il succo fermentato della vitis vinifera nella bevanda tanto cara a bacco, danno l’impressione di essere salotti, atelier, quasi asettici “musei” del vino che li’ si produce (oppure, si dovrebbe produrre).
Cantine fulgide ed elegantissime come magioni, magari firmate da architetti di grido, ma dall’atmosfera algida e oltretutto, di frequente “calate” nel territorio circostante con un senso del bello pari a quelle di un elefante a spasso in una cristalleria.
Logicamente, queste cantine-atelier anche di notte esteriormente sono illuminate a festa, neanche fossero la reggia di Versailles o l’ultima creazione di Renzo Piano.
Invece, dentro queste cantine, oltre gli ultimissimi ritrovati della tecnica, pieni (sempre…) di schermi e lucine lampeggianti, ci sono sempre barriques in legni preziosissimi, lucidate & irraggiate di luce da famosi designer, neanche fossero quadri d’autore – sia mai che c’è una normalissima luce al neon, giusto per vedere dove mettere i piedi…
Per terra neanche un granello di polvere, o una una macchietta di vino.
Al naso neanche il minimo sentore di vino, l’unico odore percepibile è quello del legno.
Vabbè che l’igiene è imprescindibile, e fin qui siamo tutti d’accordo, ma in queste cantine, e nelle barriques c’è davvero vino, oppure sono li’ solo per poter raccontare ai visitatori improbabili storie di fortuiti recuperi ed eroici restauri di manufatti lignei?
La questione è aperta.
Vogliamo parlare anche di tutti gli altri contenitori “di servizio che di solito co sono nelle cantine? (alla fine il vino da qualche parte bisogna pur immagazzinarlo?)
Brillanti, immacolati e anche loro supertecnologici, magari pure loro illuminati con il faretto d’ordinanza che di luce non ne fa’ tanta, ma fa’ tanto “trendy” per i visitatori…
Cantine… o musei?
Cantine… o specchietti per le allodole?
Cantine… costruite solo per stupire il visitatore?
Il vino, lo si beve (degusta…) oppure ci si limita a guardarlo sotto i riflettori?
Cantine troppo eleganti ?
Le cantine sono luoghi di lavoro, o teatrini di ostentazione e di primo indottrinamento (per i visitatori) all’enofighettismo dominante?
Sono ormai tante le “cantine” (virgolette d’obbligo) che sono conciate così, e spulciando tra stampa cartacea e web, tante programmano di nascere (oppure, se già operanti) di trasformarsi così, con la giustificazione che il turismo enogastronomico è una risorsa etc etc…
A me così non piace. Punto.
Prima di chiudere però, vi regalo una “perla”, udita da una “dama” dalla voce querula, firmatissima da capo a piedi, qualche tempo fa’ in una visita in una di queste cantine “trendy”, ma dai vini semplicemente corretti – non di più – nonostante tutto l’ambaradan firmato…
«Ma che bella e adorabile (?) cantina, di sicuro in un posto così bello ed elegante, senz’altro anche i vini saranno per forza buonissimi.»
A sentire una dichiarazione del genere, mi viene subito da pensare: ma… gente come questa, ha anche il diritto di voto?
Per la cronaca, le immagini che vedete qui in calce, sono di una “cantina vera”, dove si producono ottimi e non stereotipati vini, forse non “trendy”, ma che smuovono cuore e anima, cantina dove in visita ti offrono pane e olio, e le barriques contengono davvero vino.
Le luci sono li’ solo per il loro precipuo scopo, cioè illuminare per vedere dove muoversi.
La cantina è la Cantina Giardino di Ariano Irpino (AV), di cui ci siamo già occupati qualche mese fa’.
Fateci un salto se passate di la’….
vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/cantina-giardino/2014/10/
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Una delle più belle e sincere letture di enogastronomia …. la battuta del “diritto di voto ” è fantastica….
Complimenti e grazie….
Un marittimo dal centro del Tirreno….