Di Fabio Riccio,
I lettori più assidui di gastrodelirio conoscono la mia poco celata passione per la pizza. ristretta la pizza
In effetti i miei natali in quella città che un tempo era detta anche Partenophe (con la H – non è un errore!) sono un marchio indelebile.
Nei lontani anni 60′ del secolo scorso, quando l’Italia non era ancora invasa da mediocri pizzerie di ogni risma, il sottoscritto era già “svezzato” a pochi mesi di età con le famose pizze di Mimì – non il ristoratore in zona ferrovia – ma quello in Via degli Scipioni nel quartiere di Fuorigrotta, famoso un tempo anche per il motto “Se magne e nu se more”
Ed eccovi… l’ennesimo pippone ben poco gastrodelirante per dire che mangio con soddisfazione pizze da più di mezzo secolo. Punto. ristretta la pizzaIn città, il sabato oppure nelle occasioni a ridosso di qualche festa, puntualmente strade e piazze si trasformano in una specie di venticinquesimo canto dell’inferno, ovvero quello dei “bipedi vaganti”, la cui pena è appunto quella di andare a zonzo senza una meta precisa.
Vaganti a parte, c’è da dire che in città da un po’ di anni si mangiano delle discrete pizze di chiarissima scuola partenopea. Alcune pizzerie, pur con censurabili concessioni al gusto locale fanno buone pizze, e per fortuna (loro…) sembrano tutte lavorare.
Insomma… alla fine della giostra riusciamo ad occupare un tavolo in una di queste pizzerie – davvero fortunati, vista la gran folla.
Rapida scorsa al menù, piccole baruffe riguardo i gusti preferiti, e ordiniamo le nostre pizze, visto anche che in soli cinque minuti si sono presentati al tavolo ben quattro (dicasi 4!) camerieri a chiedere se avevamo deciso.
Per dissetarci, un pò di pinte di una nota marca di birra industriale.
Vabbè… mica in pizzeria, e di sabato sera posso pretendere una Lambic o una Porter!
Serata all’insegna del nazional-popolare, quindi… birra industriale per tutti!!
L’attesa per le pizze, visto il pienone non è esagerata, venti minuti ed arrivano. Evviva!
Però, appena “atterrate” le pizze sul nostro tavolo, noto qualcosa di strano.
Il piatto è sì quello canonico, ma le pizze ci vanno decisamente comode, se non comodissime…
Le pizze sono come… ristrette.
Restiamo allibiti, sembrano pizze formato ridotto per bambini con problemi di transito intestinale.
Mi guardo in giro, e vedo che anche nei tavoli vicini le dimensioni delle pizze sono a “passo ridotto”, a 16 mm direbbero gli esperti di cinema.
Il sapore è normale, e visto il gran trambusto, perdono qualche imperfezione del cornicione, ma con le dimensioni non ci siamo: pizze drammaticamente piccole!
E dire che in questa tal pizzeria ero stato una decina di giorni addietro, e le pizze erano di dimensioni normali… Cosa è successo??
La soluzione dell’arcano è molto semplice.
Si chiama ottimizzazione dei guadagni in periodi di grande affluenza, detta in parole povere (anche) rapacità commerciale.
Con le pizze “ridotte” in quanto a dimensioni, ma assolutamente non nel prezzo, si ottengono più risultati in un sol colpo.
Un (piccolo…) risparmio di farina e condimenti vari.
Più spazio nel nel forno per cuocerne almeno una di più insieme, ma anche la possibilità di “incasellare” più panetti di pasta negli appositi contenitori impilabili senza doverne comprare altri che resterebbero inutilizzati per il resto dell’anno (avete presenti quelli in plastica dove i bravi pizzaioli prendono i panetti che poi diventeranno i dischi per la pizza?) – peccato però che questi contenitori non superano i dieci euro di costo – che dite lettori gastrodeliranti, apriamo una colletta per i pizzaioli “poveri” ?
Tutto a passo ridotto, fuorché il prezzo!
In ultimo c’è da segnalare (prevedibile in serate come questa) una buona dose di disorganizzazione del personale, che nonostante noi avessimo chiesto il conto già da un bel po’, continuava a venire a chiedere se volevamo altro (per ben tre volte!).
Allora… appuntamento in pizzeria, ma durante la settimana, quando (spero, auspico, credo…) le pizze riprenderanno “magicamente” le loro dimensioni usuali… per adesso, se andrò a magiare la pizza (altrove) nel fine settimana, prima sbircerò nei piatti degli altri avventori, e poi deciderò se ordinare. Evviva!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Senza scendere in dettaglio, ho però notato che in più parti d’Italia dove per ferragosto e dintorni mi sono trovato in ferie questo fenomeno delle pizze “ristrette”.
Purtroppo la RAPACITA’ e la poca professioanlità di tanti ristoratori (e.. attenzione: improvvisati o di lunga data non cambia) porta a fenomeni come questo. Il turista è sempre un pollo da spennare e la gente fa la fila in posti del genere, e poi magari lascia vuoti pizzerie e ristorati onesti, solo pechè sono un po’ fuori dai centri turistici.