Di Fabio Riccio
Il Pecorino: c’è da dire che questo vitigno suo malgrado è diventato tra Marche, Abruzzo e regioni confinanti un po’ (troppo) modaiolo, cioè lo si trova ovunque o quasi, compresi anche certi bar dello sport che provano a darsi “un tono” per attirare più clienti.
A ben guardare, quasi tutti i posti un po’ “pretenziosi” di queste regioni (ma non solo…) traboccanodi ben poco credibili pecorini che olfattivamente sembrano solo delle malriuscite chimere tra un campo di ginestre e un noto profumo d’oltralpe con il numero delle dita di una mano (amputazioni a parte!) – insomma: il Pecorino tristemente trasformato in un vino per enofighetti da pizzeria e presunti eno-elegantoni da winebar estivo, logicamente con arredamento & scomodissimi tavolini rigorosamente “trendy”.
Parlando invece di cose VERE, c’è da dire che quelli della Tenuta Terraviva fregandosene altamente di quello che fanno gli altri, e di quello che adorano gli enofighetti di cui dicevo prima, hanno tirato fuori (peccato per le poche bottiglie prodotte..) da questo, che non dimentichiamolo è in realtà un vitigno un po’ “scorbutico”, un vino affascinante e decisamente complesso: l‘Ekwo.
L’Ekwo, vale a dire il Pecorino della Tenuta Terraviva è un vino che conosco e
apprezzo, anche perché il bravo Martino Taraschi (deus ex machina di Terraviva) e la sua enologa Claudia Galterio, non fanno sconti a nessuno, non danno retta alle mode imperanti, e cercano solo di “fare”solo vini che nel territorio hanno le loro radici, esplicitando in bottiglia il concetto di “Terroir”, nell’accezione francese del termine.
Sono vini che prima di tutto piacciono ed emozionano chi li produce, che se ne infischia se ogni bottiglia di questo vino risulta diversa…
La Tenuta Terraviva è azienda biologica al 100% (il che ci sta molto bene…) e logicamente usa SOLO lieviti indigeni, cioè quelli che madre natura regala senza bisogno di “bustine miracolose” e altre diavolerie alle bucce dei grappoli della Vitis vinifera.
L‘Ekwo, prima di arrivare in bottiglia (logicamente non filtrato) fa’ anche un non troppo lungo percorso in acciaio, e questo (a detta di chi lo fa’…) per conservare tutto il ricco capitale di sapori e odori peculiare del vitigno, che al naso picchia forte sui toni floreali, ma che “sgratta” anche molto bene il palato con un acido e un agrumato degni di nota.
Facile e (apparentemente) leggero in bocca l’Ekwo con il sonnecchiare in calice esibisce per gradi tutte le sue ambizioni, diventando prima gentilmente aguzzo, e poi sfoderando anche la giusta acidità.
Affascinano anche le note di agrume amaro in partenza, note che mi ricordano molto quelle del chinotto (il frutto – non la bevanda…).
Nel finale, olfattivamente il tutto cambia rotta verso note più godibili anche per i palati meno esperti, come i sentori di acacia e nocciola tostata, che aiutano a terminare quasi sempre la bottiglia in poco tempo. L‘Ekwo: un vino semplicemente gastrodelirante, non c’è che dire.
Il discorso “snobistico” del Pecorino lo si potrebbe trascrivere parola per parola anche per la Passerina, (vitigno in alcune zone delle Marche noto anche come “pagadebito gentile”) perché tante, troppe cantine per correre dietro agli enofighetti di provincia & periferia, hanno letteralmente massacrato di lieviti selezionati e altre alchimie questo vitigno, trasformandolo in un qualcosa che davvero ben poco ha da spartire con l’originale.
Senza andare nei dettagli di come lavorano in cantina, per la Passerina 12.1 di Terraviva si usano SOLO lieviti indigeni, (come per tutti i vini di questa azienda), e così si arriva a un vino forse un po’ ostico per i palati “troppo impostati” di certa enologia paludata che è felice solo quando fa’ sfoggio di divise & tastevin, ma magnifico e seducente per chi privilegia un approccio al vino meno tecnico e più di cuore…
La Passerina 12.1 di Terraviva si distingue da tutte le altre in circolazione, non solo per la sua diversità, ma perché interpreta il vitigno senza belletti di sorta e, cosa più importante, senza tutte le distorsioni di certi “piccoli chimici” da cantina, e così, come per il Pecorino, si porta a compimento pienamente il concetto di “terroir”.
Il colore giallo intenso è il bel biglietto da visita che regala da subito questo vino non appena accomodatosi nel calice.
Al naso subito spicca un deciso sentore di agrumi e fiori bianchi. In bocca non è, e non ha l’ambizione di essere rotondo, ma sfacciatamente sapido e dalla netta acidità. Evolvendosi, l’agrumato si enfatizza, e spunta anche un gran bel sentore di pera matura, mentre al palato inizia a farsi avvolgente esaltando la sua mineralità con un retrogusto ben piacevole di frutta bianca, timo e cedro candito, come quello della Mostarda Cremonese (ma quella dolce, cioè senza senape aggiunta)
Due vini gastrodeliranti? Assolutamente si!
P.S. – Di un altro vino della Tenuta Terraviva si è già scritto in precedenza su questo sito Vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/la-grotta-da-concetta/2014/04/
Tenuta Terraviva
Società Agricola Collebello srl
Via Del Lago 19 • 64018 Tortoreto (TE)
Tel. 0861.786056
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Questa mattina un anima piA ha avuto la felice “pensata” di recapitarmi una bottiglia de visus di Pecorino Abruzzo Doc “EKWO” di cui sopra. Bene. Allora dopo il ringraziamento “ruffiano” ecco le mie prime impressioni a caldo molto soggettive.
Vino ottimo, molto strutturato,limpido. Quasi da meditazione ed elaborazione. Problematico il retrogusto in quanto non abituato alla acidità immediata. Lieve sapore salino. Vino “da riassaporare” con cibi diversi e fantasiosi. penso che possa esprimere di più di quello che in prima istanza e a prima botta si assapora.
Un notevole complimento alla “Tenuta Terranova”di Tortoreto(TE) per l’ottima professionalità data alla creazione di questo prodotto.