Contadino 2012 – Az.agricola FRANK CORNELISSEN – Solicchiata (CT)
Di Riccardo Ferrante
Cornelissen come potete immaginare non è un cognome propriamente siciliano, infatti non è siciliano ma belga, si è trasferito una quindicina di anni fa sull’Etna a Solicchiata dove ha creato la sua cantina e uno spazio agricolo dove produce oltre al vino, olio, frutta da cui ricava le confetture, fave, miele e ortaggi stagionali.
I vini sono sicuramente tra i prodotti i più famosi e alla reperibilità di molti e noi abbiamo assaggiato il suo vino diciamo così nel gergo enologico “base”, il Contadino annata 2012.
In etichetta è riportata l’annata ma viene imbottigliato come vino da tavola, guarda caso. Si, perché è un vino improponibile alle commissioni di qualunque disciplinare Doc ecc. Non perché non sia buono, anzi, il contrario, perché è prodotto secondo le sue regole e non secondo le regole dei disciplinari. Ma questo è un concetto che non stiamo qui a spiegare per tanti motivi, non ultimo il fatto che questo argomento è di una noia mortale, e potete capirlo, cari lettori da voi.
A noi piace raccontare delle storie. Veniamo al dunque. Il Contadino è prodotto da uve rosse e bianche fermentate insieme da i vari appezzamenti dei 12 ettari di proprietà dislocati nei dintorni del comune di Solicchiata, sui 600 metri di altezza, vigne ad alberello a piede franco in maggioranza.
Tutte queste cose che vi dico non sono irrilevanti e scontate, qui si tratta di salvaguardare un territorio, un ambiente e una tradizione. L’Etna è un territorio dalle caratteristiche uniche in Italia e con ettari di superficie di viti molto vecchie a piede franco per via della composizione sabbiosa dei terreni, dove la fillossera non ha attecchito lasciando vivo un patrimonio storico di grande importanza.
Tornando al nostro vino, la vinificazione è condotta senza l’uso di additivi, ma c’era da immaginarselo, senza l’aggiunta di solforosa in nessuna fase, e i contenitori usati sono delle anfore sotterrate fino al collo, e il tutto avviene nella maniera non interventista, che non vuol dire lasciato a se stesso, ma al contrario il vino viene seguito dall’uomo e non dalla chimica.
Corenelissen, come tanti altri produttori di cui parliamo in queste pagine, è estremamente presente in tutte le fasi finchè il vino non va in bottiglia e lascia la cantina. Questo è importate, perché oggi sempre di più si sta fuorviando il concetto che i produttori chiamati così naturali lasciano appunto alla natura la vita del vino. Ebbene non è questa la verità, e chi dice questo fa solo un cattivo servizio di informazione.
Produrre un vino secondo questi dettami implica più presenza in vigna e in cantina, producendo in questo modo vini fortemente legati a un territorio e aggiungo io, secondo il volere del singolo produttore quale interprete del luogo dove opera.
Insomma questo vino ci è piaciuto o no? Ci è piaciuto moltissimo. Giustamente alcolico, colore più da cerasuolo che da rosso, forti sentori di china, spezie, calore che emana a ogni sorsata, acidità piccante, spiazzante nell’identificarlo come rosso leggero? Strutturato? Non lo so.
So solo che la bottiglia è stata seccata come se non bevessimo da una settimana. Qui così “giudichiamo “ i vini: se abbiamo voglia della seconda bottiglia.
Riccardo Ferrante