Di Serena Manzoni
Oggi ho mangiato il gelato. Adoro mangiare i gelati e, in particolar modo, amo quando il gelato entra a far parte di pietanze che non sono necessariamente dei dessert, ma accompagna e compone antipasti o secondi piatti.
Non mi è mai capitato di trovarlo nei primi, ma probabilmente non lo rifiuterei. Per quanto riguarda l’esperienza odierna si trattava più normalmente di un elemento del dolce ed il gelato era al tabacco, accanto a dei baba’ e a una crema alla banana. Il gelato era fortemente aromatico e a base cremosa. Ne faccio assaggiare un poco a Fabio che mi dice “è un MS! Poco prima di spegnerla…” mi si è aperta a quel punto una porta sulla memoria, che non avevo visto, ma mi sono bastate le sue parole per risentire l’odore di mio padre, fumatore incallito,e dei pigri pomeriggi domenicali e l’aroma delle prime sigarette rubacchiate proprio dal pacchetto dell’ignaro genitore.
Mani troppo simili alle mie, le sue ingiallite da troppa nicotina, facile all’incazzatura, occhi vivi e profondi… e tutto questo in un gelato! Forse non è stato il mio preferito, tra i tanti provati,ma importante e fortemente evocativo, almeno per quanto mi riguarda.
Tra i gelati che ricordo con piacere, anche se per motivi diversi, quello all’aneto di Zunica nel primo maggio delle Virtù a Civitella del Tronto, perfetto nella sua freschezza per chiudere il pasto ricordando il piatto più importante e preparare al dolce vero e proprio.
Stessa funzione e straordinaria freschezza nell’amaro del gelato al mandarino al ristorante Il capriccio di Vieste: una piccola sfera agrumata, quasi salina, che ci faresti il bagno dentro… nel ricordo c’è anche il gelato alla mela rosa dei monti Sibillini mangiato da Andreina a Loreto, delicatissimo e antico, complemento di una preparazione di carne, che purtroppo non rammento. Il gelato alla pera di Grom al sole ottobrino della città eterna invasa da tantissimi sandali e magliette ancora abbronzate, il gelato al basilico mangiato in un dessert a Il poeta contadino di Alberobello, come se avessi il naso inzuppato dentro le foglie verdi in un vaso di coccio di un terrazzo pugliese, cielo blu e muri bianchi. Ancora la Puglia, quella del Gargano, nel sorbetto all’arancia amara mangiato a La porta di basso a Peschici, ma anche in una gelateria vicino alla chiesa del Purgatorio nello stesso paese, ancora pietra bianca e mare di agata. Come posso tralasciare la Sicilia, dove il gelato sembra sempre più buono, nel paesaggio da realismo magico, sospeso e silenzioso di Ragusa Ibla, con un cigolio come compagnia ed il vento a smuovere un vestito a pois e un cono della gelateria Gelati DiVini, magari al passito di Pantelleria oppure alla carruba…
E allora via alle danze! Gelati, sorbetti, granite e chi più ne ha più ne metta… sapienza artigianale e prodotti eccellenti e poi… godete più che potete! E buon gelato a tutti.
Serena Manzoni