Di Fabio Riccio
Oggi vi racconto una storiellina sciuè sciuè, purtroppo però desolatamente vera.
Un giovane cuoco di mediocre caratura e ben poca esperienza, ma dotato di un “ego” ipersviluppato, sfruttando senza alcun ritegno una raccomandazione di un politicante in cerca di voti, ma anche il classico e paterno consiglio dello “Zio prete”, trova finalmente un elegante e un po’ pretenzioso ristorante dove poter “esprimere” il suo talento.
Però, senza voler conoscere la parola “modestia”, e ancor prima che il ristorante apre i battenti, il simpatico giovanotto da subito strombazza sulla “stampa” e su tutti i social (sic!) che forte delle impegnative e formative esperienze maturate nientedimeno che alla Taverna “Da Tizio & Caio” di Roccacanuccia di sopra, all’osteria “Il sorcio lesso” di Roccacannuccia di sotto, e infine al noto ristorante del grande Gigino il lercio a Settefolli, in questa sua nuova avventura in cucina punterà alla conquista della Stella Michelin in breve, se non brevissimo tempo (testuali parole).
Peccato però che il “cuoco” in oggetto, messo alla prova “su strada” , cioè in una serata qualsiasi e in rigido anonimato, si sia rivelato un itticida, cioè un triste e insicuro riscaldatore e assemblatore di alimenti (forse ittici) di mediocre, se non scadente qualità, riuscendo però forse unico al mondo, nell’ardua impresa di semicarbonizzare alcuni sventurati molluschi bivalvi, in questo caso delle fasolare…
Nella sua cucina, assolutamente nessuna traccia di talento, neanche in dose omeopatica, poche, pochissime idee ma in compenso tanta approssimazione e prosopopea. itticida.
In casi come questo, l’unica soluzione sarebbe l’uso (ben poco) ragionato della coercizione fisica.
Forse, l’unica stella che prima o poi conquisterà, sarà quella che qualche cliente gli farà vedere dopo avergli assestato una gran bella randellata in fronte, questo dopo aver visionato il niente affatto leggerissimo conto, questo si, (quasi…) da stellato!
cuoco itticida
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Notiziola fresca fresca da una “notissima” localitá balneare marchigiana. Ferragosto, ore 14,45 – mio malgrado portato quasi a forza al pranzo tanto temuto. Dopo l’antipasto arriva il temibile “spaghetto allo scoglio”, praticamente crudo, croccante anzi. Ma nel mezzo degli spaghetti rigidi ci sono alcune vongolette visibilmente secche, di cui una con segni di bruciacchiatura.
Cuoco “itticida” anche costui?
Per la cronaca, interrogato il cameriere il poverino rispondeva che il piatto é buono cosí, e che non intendeva discutere con lo chef!
Di cuochi “itticidi” per mia fortuna ne ho incrociati pochini… ma dei cuochi “carbonizzatori” (in particolare di carni) nessuno ne parla, oppure li trovo solo io?
In provincia di Grosseto ho scoperto che i cuochi Itticidi abbondano.
A me, la scorsa estate mi è capitato di mangiare degli scamponi alla brace, ma letteralmente carbonizzati, e alle mie proteste il cuoco
rispondeva che gli scamponi alla brace vanno magiato così!
Finalmente trovo una parola che rende l’idea… Itticidio, è vero!
L’itticio é un reato???
Carino il neologismo “Itticida”…
In effetti in tanti ristoranti di pesce di “itticidi” se ne trovano a bizzeffe…