Botero e i missoltini
Di Serena Manzoni
Ebbene, come già saprete se siete dei lettori assidui e gastrodeliranti, non troppo tempo fa abbiamo fatto un salto nel profondo nord. Quello che forse non sapete ancora è che prima di buttarci dentro l’abbraccio pianeggiante di Piadena e della Trattoria dell’Alba, abbiamo fatto un salto nella bella Parma e che, dopo il lauto e felice pasto, io mi sono addentrata ancora più nel settentrione per raggiungere la bergamasca delle mie origini.
A Parma ci siamo fortunatamente imbattuti nella Mostra d’Arte Contemporanea Internazionale Botero a Parma, allestita nel Palazzo del Governatore con 47 opere in gesso e, con due opere monumentali, per le strade della città. Alcuni pannelli illustrativi e diversi video ci hanno aiutato a sapere qualcosa in più dell’artista colombiano e della sua visione del mondo e dell’arte, sua e non. Ci risiamo… direte voi…ancora una volta sta scrivendo cose che nulla hanno a che fare con il cibo e la gastronomia…più che gastro…questa è delirante… e poi che c’entra Botero? Vorrà dire che se vanno avanti a mangiare così, presto diventeranno soggetti particolarmente adatti per essere ritratti dall’artista?
Prima di tutto, Botero non dipinge o scolpisce grassi, ma applica una deformazione della realtà che mira alla sproporzione, esagerandone volumi e dimensioni. La mostra diventa una passeggiata in un mondo altro, diverso e per quanto mi riguarda divertente. Ed è proprio qui che voglio arrivare, al buonumore che mi hanno trasmesso le enormi ballerine, i cani e i gatti smisurati, i cavalieri bombati con baffi bombati su cavalli bombati, le monumentali e splendide donne distese o meno. Voglia di sorridere e di lasciarsi stupire da queste esagerazioni armoniche, Botero mi ha lasciato una leggerezza bellissima e dolcissima, una sorta di placida ironia che mi ha accompagnato per giorni, compresi quelli passati a Bergamo e dintorni.
E anche a Bergamo, il caso ci ha messo lo zampino…una cara amica mi propone un’uscita a cena, si decide di andare all’Osteria Il Gigianca perché, leggendo l’articolo di Riccardo Ferrante sul Trebbiano di Emidio Pepe 2011 e saltando da un link all’altro, la cara amica è arrivata alla carta dei vini di questo ristorante.
Non lo conoscevo ed ho avuto una davvero piacevole sorpresa. La serata è passata leggera e ironica come la passeggiata nel mondo di Botero, piatti e vino mi hanno portato quella stessa allegria un po’ stupita di cui vi dicevo prima. Non voglio paragonare la cucina dell’Osteria Il Gigianca alla poetica dell’artista, voglio soltanto dire che le due esperienze mi hanno procurato sensazioni affini. Il piacere di cenare con una persona amica e una gran voglia di ciacolare doviziosamente, le bavette con i mitici missoltini del Lario, le saporite e splendide polpette di fegato (in questo caso Botero e l’esagerazione potrebbero anche essere tirati in ballo), il Trebbiano di Pepe e il mirto home made (con tanto di pianta di mirto coltivata nell’orto dei ristoratori da cui provengono le verdure e gli ortaggi usati in cucina) ed ecco fatta la magia! Lo stupore leggero si è rinnovato…
Qualche parola in più va dedicata all’attenzione per i prodotti e i produttori di questa cucina: il pescato del Lario proposto in carta di Ceko il pescatore, salame della Cascina Montizzolo di Caravaggio, formaggi vaccini e burro di Guglielmo Locatelli in Val Taleggio etc… Alcuni li conoscevo, altri invece no e credo sia sempre più fondamentale il ruolo di mediazione che il ristoratore assume tra il produttore e il consumatore (perdonatemi il termine…). Inoltre, spesso, alcuni di questi prodotti li riusciamo a trovare soltanto nelle carte dei ristoranti a causa delle produzioni spesso minime dal punto di vista quantitativo, perché quasi mai la qualità lo è in quantità.
Potete trovare i produttori amici di questo ristorante bergamasco nel sito internet www.algigianca.com ed è significativo che abbiano deciso di segnalarli in quanto elemento portante dell’idea di cucina, che in fondo non è poi così diversa, almeno in parte, da quella della Trattoria dell’Alba.
Serena Manzoni
Dalla pagina facebook del gigianca sono capitato su questo sito che non conoscevo. L’articolo di serena manzoni (dal cognome suppongo sia comasca o lecchese) e’ simpatico e esaustivo, pero’ la sorpresa e’ trovare anche il link a un altro dei miei locali preferiti, l’alba di piadena… Peccato che Omar bertoletti sia un po lontano da casa mia, altrimenti la mia linea gia’ compromessa da decenni…
Finisce di andare in malora!
Il gigianca e’ stata una piacevole sorpresa. Anche se non sono di bergamo ci passo molto per lavoro. Un cliente mi ha segnalato questo locale, e cosi’ qualche sera fa ci siamo andati e abbiamo mangiato meravigliosamente! Continua
te cosi’!
Una delle cose interessanti (almeno per me) di questo sito è che stimola la curiosità e la voglia di approfondire, cercare, ho trovato questo link che mi sembra già un buon punto di partenza per parlare di Ceko, almeno fino a quando qualcuno non avrà occasione di incontrarlo e poi condividere con noi http://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/2012/11/10/800134-Francesco-Ghislanzoni-Ceko-Premio.shtml
Botero a parte, il vero personaggio su cui scrivere qualcosa (qui solo nominato quasi di striscio…) è Ceko il pescatore. Persona più unica che rara…
Perchè non scrivete qualcosa anche di lui?
Buongiorno Mariangela, credo tu abbia ragione. Bisognerebbe parlare di Ceko ma non solo. Bisognerebbe parlare di tutti i “produttori” che forniscono a noi e ai ristoratori una materia prima buona, pulita e giusta. Trovo molto interessante e positivo che alcuni ristoranti, come Al Gigianca appunto, mettano in carta anche loro, i produttori. A noi avventori, basta essere attenti e leggere,per conoscerli, riconoscerli e decidere di andare a trovarli e magari inserire i loro prodotti anche nelle nostre cucine.
Per quanto riguarda Ceko, noi di gastrodelirio, ci ripromettiamo di andare a trovarlo se capitiamo a Pescarenico e dintorni…
Botero…che meraviglia, ho avuto modo di assaporarlo nel lontano 1994 sulla Castellana a Madrid e Serena ha reso benissimo, nero su bianco, il trionfo di sensazioni positive che quelle statue regalano, la morbidezza al tatto (sì le ho toccate, erano all’aperto senza allarme), è un ossimoro il bronzo morbido, ma nonostante il metallo freddo e ovviamente duro le forme imbrogliavano i sensi e si riuscivano ad immaginare sia le mani che affondavano nelle braccia, gambe o abiti che i colori su quelle statue monocromatiche. Che bel tuffo nel passato.
Condivido quanto scritto sull’osteria Gigianca e aggiungo un piccolo commento sul servizio e il prezzo: servizio cortese, rispettoso dei tempi di conversazione degli avventori e dei tempi tra una portata e l’altra, è un locale che invita a rimanere a lungo, il prezzo delle singole portate, non è proibitivo. Consiglio la lettura di due articoli di Fabio Riccio contenuti nel blog : tratto da pillole gastrodegustative “I tempi giusti” del 12/01/2014 e da mistificazioni in cucina “Costa troppo per me il ristorante” del 20/10/2013.