Trattoria dell’Alba Piadena
Di Fabio Riccio
Partiamo da questo: in trattoria generalmente ci si va per mangiare, e anche per bere. Cosa, e come poi si finisce per mangiare (e bere) è cosa molto differente.
Nel nuovo millennio sotto l’insegna Trattoria si trova di tutto un po’ …
Troviamo locali patinati e di tendenza per gastrofighetti firmati da capo a piedi (possibilmente o obbligatoriamente Celiaci, causa diagnosi frettolose o improbabili).
Troviamo locali mediamente lussuosi e modaioli che della trattoria hanno ben poco. Questi ultimi, sono molto amati (come dicono a Palermo e dintorni)dai “compagni co’ i piccioli”, logicamente anche loro firmatissimi.
Dall’altra parte, si fregiano del titolo “trattoria” anche delle vere e proprie bettole, anzi: le bettole del 21° secolo (alias bettole 2.0), magistralmente rappresentate da quella del noto Gigino il lercio
Ma… sotto la dicitura trattoria, ci sono per fortuna ancora le (poche) VERE Trattorie rimaste.
Al sottoscritto piacciono i ristoranti pluristellati, come piacciono Trattorie & Osterie. Mi piace andare da Niko Romito a Castel di Sangro come alla Trattoria la Nostrana di Montelongo.
Piace sia l’alto che il basso dei punteggi delle guide. L’importante però è “saziarsi” non di sole calorie, ma di stimoli e di sensazioni.
Il tradizionale “hard”, o quel che rimane della cucina molecolare e la “Nuova cucina Italiana”, per me hanno la medesima nobiltà. Tutto, purché realizzato con onestà intellettuale, e con una buona dose di armonia stilistica, ha la stessa identica capacità di elargirmi sensazioni.
Dopo questo noiosissimo preambolo, devo fare una confessione: senza badare a punteggi e altre cose, il sottoscritto ha un suo locale del cuore.
Il mio primo pranzo alla Trattoria dell’Alba di Piadena risale più o meno a 16 anni fa.
Da subito è stato amore a prima vista!
Non so quante e quante volte ho pranzato (cenato…) in questa trattoria, che per me, logisticamente parlando, non è proprio dietro l’angolo di casa, ma che nonostante questo, considero il mio locale del cuore per il semplice fatto che è… il posto dove mi trovo meglio in assoluto.
L’occasione di un salto al nord, è il mio compleanno, e Serena (mia compagna, nonché anche lei autrice di Gastrodelirio.it) un po’ a sorpresa, un po’ no, decide di regalarmi un pranzo nella bassa padana sulla sponda destra dell’Oglio, al confine tra Cremona e Mantova, dove questa propaggine meridionale di Lombardia, si tinge sia nel cuore che nella parlata di inflessioni marcatamente emiliane.
L’Alba è sempre uguale a se stessa, il locale in 16 anni che lo frequento ha subito solo le necessarie manutenzioni e aggiornamenti (Bagni nuovi, lampadine a risparmio energetico, condizionatori, piccola centrale informatica alla cassa etc etc).
Tutto è identico, a come poteva essere un bel po’ di anni fa’, compresi gli avventori-amici nella prima saletta appena entrati, dove l’unica cosa scomparsa sembra l’Unità…
I fratelli Omar (ai tavoli) e Ubaldo Bortoletti (ai fornelli), sono i due dei ex machina del locale.
E’ piacevole ascoltare Omar che recita la lista dei piatti, con la stessa enfasi e musicalità di un fine dicitore mentre legge l’Odissea. Omar ha i piatti “in versi”già stampati nella memoria, ma anche nel cuore. Quando la “recita” finisce, i piatti sembrano già in tavola, pronti per essere serviti, se ne percepiscono già gli odori.
All’Alba ci si viene principalmente per una full immersion nella tradizione.
In carta ci sono anche bei piatti innovativi, certo, ma in mia opinione il meglio di se questo locale lo raggiunge nella sua attenzione per una materia prima di assoluta eccellenza, e per l’interpretazione quasi filologica della sontuosa e ghiotta cucina di questa zona, tra la strada statale 10 e il fiume Po.
Quando mi trovo a dover descrivere ristoranti, trattorie e osterie, ho sempre pensato che è inutile fare sterili elenchi di piatti.
Il rischio dell’effetto simil-elenco–telefonico è sempre dietro l’angolo.
Personalmente preferisco cercare l’essenza di un locale, cerco sempre di provare a descrivere l’insieme, e a cercarne (se c’è) l’anima, che forse è l’unico vero filo conduttore che dovrebbe muovere le scelte della cucina.
Ancor più inutili trovo le noiose sequenze di fotografie in primissimo piano che tanti, troppi food blogger improvvisati, e critici gastronomici della domenica (& affini) seminano in maniera seriale sul web, forse solo per nascondere la loro scarsa dimestichezza con la tastiera (o una non curata sindrome da pagina bianca acuta).
Per ordini di scuderia aziendale, e per acquisita abitudine nel muovermi nel recinto delle poche battute assegnatemi, ho provato a trasformare questi limiti in virtù. Mi sforzo nel ricreare l’essenza di un locale, anche in sole 500 battute…
Piccola nota per quelli/quelle che hanno dichiarato guerra a tutto ciò che è grasso: la cucina dell’Alba non sacrifica la propria anima, (e i propri piatti) per compiacere furbescamente gli stomaci troppo delicati e sensibili a grassi e calorie dell’Italia del 21° secolo.
Salumi. Si, cari signori, dopo aver assaggiato i Ciccioli fritti di ordinanza come aperitivo, è d’obbligo spendere due parole per Coppa e Spalla cruda, due dei tanti ottimi salumi di antipasto, che semplicemente sublimi, vengono affettati solo al momento di arrivare in tavola.
Come quasi tutti i piccoli capolavori insaccati celati in dispensa, Coppa e Spalla cruda arrivano dai maiali grossoni, piccoli pachidermi allevati e pasciuti dalla non lontana Azienda Bettella, che lasciati campare (bene) fino a due anni di età, arrivano a pesare anche 300 chili, e la cui carne ha un grasso protettivo che permette frollature record di ben 15 giorni!
Senza nulla togliere nulla a tanti bei salumi che ho mangiato in tutta Italia e fuori, è mia opinione che i migliori insaccati di ogni genere li ho sempre trovati all’Alba (il mitico Cantarelli, per chi ha memoria di sapere chi fosse e per cui era famoso, non è che era poi dimorasse molto lontano da Piadena, un segno?)
Antipasto, primo secondo, dolce… tortelli e ravioli, stracotti e palmipedi alla maniera del Bartolomeo Platina, tutto buono e invitante.
Ma sempre mettendo l’anima al primo posto, a fine pasto, la zuppa inglese naturalmente alla… mantovana, rimane sempre il mio dolce del cuore.
Spostandoci nei dintorni del dio Bacco & dintorni, c’è da dire che alla Trattoria dell’Alba di Piadena si è sempre bevuto molto più che bene, anche in altri tempi, enologicamente parlando.
Ora però, si riesce a bere ancora meglio!
Con mio grande piacere, negli ultimi anni anche qui si è svoltato, e anche in maniera decisa verso il variegato mondo del vino naturale.
Sono tanti i vini Gastrodeliranti che scelti con intelligenza, hanno trovato degna abitazione al Vho di Piadena…
Un ottimo Hery Milan Rosso (logicamente senza solfiti!) e un sorprendente Etna rosso Poggio Grimodi da vigne allevate in quota, e prodotto in quantità “da garage” bagnano degnamente tutto il ricchissimo pasto. Mentre la notevole Malvasia passita (sempre di Poggio Grimodi) fa’ una gran figura aiutando a meditare a fine pasto.
Poco da aggiungere, se non che è forse meglio fare un salto di persona al Vho di Piadena per provare uno dei locali più Gastrodeliranti che ho mai conosciuto!
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
E’ sempre un piacere mangiare in questo piccolo e superbo locale.
Pochi fronzoli e tanta sostanza.
Poi… adoro Omar quando raccconta cosa c’è da mangiare, viene fame solo a sentirlo!
Ragazzi… ma all’Alba si è sempre mangiato bene!
Scoprite l’acqua calda…
Scherzi a parte, bella la piccola descrizione di questo fantastico posto!
E’ quando si alzano le prime foschie, quelle più fresche di quelle ancora afose di fine estate, che diventa ancora più piacevole entrare e saziarsi in questo bellissimo locale, bello proprio come quelli di una volta. Lunga vita per Omar e famiglia!!!
Poco da aggiungere all’articolo. All’alba si mangia da sempre benissimo, e il bello é che questa gran qualità é sempre costante negli anni.
Ragazzi… l’Albaè davvero un posto dove si sta bene, benissimo!
Pochissima scena, tanto buon vino, e si va dritti al cuore del problema… cioè si mangia divinamente!
Però… lo sconsiglio a tutti quelli schifiltosi a dieta, lo sconsiglio a chi vede colesterolo ovunque, lo sconsigli a chi adora i “food finger”, lo sconsiglio a chi lascia tutto nei piatti inventandosi intolleranze e menate del genere, e lo sconsiglioa quei genitori dei bambini viziati e mollacchioni che tolgono il grasso dal prosciutto (che orrore…) – però… lo consiglio a chi crede che il mangiare bene, e il mangiare in compagnia siano una delle cose più belle della vita!!
Solo a leggere la tua recensione mi convince di andarci…..è al più presto ..sei forte….
Concordo con il tema del post – all’Alba si mangia più che bene, e cosa ancora ci si sta bene anche per la semplicità e la familiarità,
Non è comunque un posto per “signorine” perennemente a dieta, e ragazzotti di periferia in cerca di calorie + alcol.
Continuate così, e… evviva i maiali!!!
Grande, grandissimo Omar e fratello… concordo con chi ha scritto l’articolo sul fatto che a parte mangirae benissimo ci si sta davvero bene!
Propongo di istituire una autorità nazionale per preservare e vincolare locali come questo… che dite, si può fare?