Questa volta parliamo di una zona vinicola tra le più celebri d’Italia, le Langhe. In particolare di un vigneto Cannubi nel comune di Barolo terra di elezione del Nebbiolo che qui diventa Barolo. Denominazione (docg) che tutti conoscono, anche chi non è appassionato di questa magnifica bevanda. Viglione come tutti i produttori ha ereditato questi fazzoletti di terra dal padre, e in tutti questi anni l’azienda, (Giulio che ha 67 anni), non ha ampliato la superficie vitata di 4 ettari.
E credo che in zona sia rimasto a far parte dei micro-produttori, come era in origine nelle Langhe. Oggi chi arriva a Barolo vede solo una distesa di vigneti, li hanno piantati dappertutto, mancano solo le aiuole. Questi sono gli effetti del successo planetario e della richiesta sempre maggiore di questa appellazione.
Produce in tutto 7000 bottiglie tra Barolo, Dolcetto d’Alba e Barbera altrettanto buonissimi. Il vino che abbiamo assaggiato a ripetuti bicchieri è la nuova etichetta Cannubi per l’appunto, millesimo 2009 che da quest’anno andrà in commercio. Il produttore ha aspettato molte vendemmie prima di dedicare un cru al suo barolo, prima queste uve finivano nel Barolo da sempre prodotto.
E cosa altro dire… è un Barolo molto buono che di sicuro diventerà buonissimo. D’accordo che tutti, quando si discerne di Barolo, parlano di infanticidio, termine quest’ultimo orribile nel linguaggio del vino quando lo si beve da giovane, ma secondo me e alla luce delle bevute fatte, è un gran vino se bevuto da giovane, e diventa un altro grande vino se bevuto con più anni sulle spalle. Questo 2009 aveva si’ un tannino scalpitante, grande acidità, terroso al naso ma è di una beva incredibile. Ecco, non è un infanticidio, me lo berrei in buona pace di tutti i critici del “va bevuto con almeno 10 anni”.
Riccardo Ferrante