C’è chi quando pensa al Trebbiano inizia a sbadigliare. Sì, diciamolo: forse è il vino più bistrattato d’Italia, quello che in tanti considerano la tappezzeria sbiadita dell’enologia nostrana.
Ne esistono mille e più cloni, centomila interpretazioni, spesso svogliate, insipide, da sagra della salsiccia e porchetta di serie B.
Ma poi, quando meno te lo aspetti, tra capo e collo arriva lui: Zu Zu Trebbiano frizzante, idealmente modenese fino al midollo, con una bottiglia che sembra dire “non sottovalutarmi”, e un’etichetta che pare disegnata da un illustratore appena uscito da un rave nel bel mezzo della bassa…
Zu Zu il Trebbiano frizzante è uno di quei vini che si fanno notare ancor prima di stapparli. Lo guardi dritto sull’etichetta e pensi: “Mah, sarà l’ennesimo vino naturale che sa di cenere e aceto?”
E invece no. Ti spiazza. Ti prende per mano. Ti fa fare un giro sull’autoscontro dell’acidità ben fatta e ti riporta indietro sano e salvo, con la faccia piena di vento e un sorriso stupido stampato addosso.
Ma, facciamo un passo indietro
Provincia di Modena, terra di lambruschi ruvidi, aceti balsamici veri e falsi, tortellini con la panna (sacrilegio!) e personaggi con un cuore grande come una botte (magari scolma?) da 500 litri.
In mezzo a questo panorama enogastronomico già saturo di identità decisamente forti, qualcuno ha deciso che era arrivato il tempo di ridare dignità al Trebbiano e di farlo in bolle.
Bolla contadina, viva, sporca quanto basta, ma onesta come e più di una stretta di mano tra due vecchi in osteria.
Zu Zu il Trebbiano frizzante nasce (appunto…) da uve di Trebbiano Modenese al 30% e Trebbiano Spagnolo al 70% – varietà che non vanno confuse con il Trebbiano toscano, romagnolo o quello d’Abruzzo.
Vitigni schietti, rustici, ma capaci di tirar fuori vene aromatiche inattese, sempre se trattati con tecnica e amore.
E quelli che producono Zu Zu l’amore glielo danno eccome: raccolta manuale, fermentazioni spontanee, rifermentazione in bottiglia senza sboccatura. Quello che gli hipster chiamano col fondo, ma che a Modena si chiama semplicemente “il vino di una volta”.
Al naso Zu Zu è un piccolo circo aromatico: mela cotogna, limone, crosta di pane, erbe di campo e quella tipica nota “di cantina” che a qualcuno fa storcere il naso, ma che chi ama i vini veri riconosce come segno di vitalità.
In bocca è un’esplosione: secco, tagliente, con una spalla acida che ti fa salivare come e più del cane di Pavlov al pensiero di una salsiccia.
Ma poi, arriva quella bollicina fine, carezzevole, quasi “sorniona”, che ti rinfresca e ti esorta a un altro sorso. E un altro ancora.
È uno di quei vini che spariscono dal tavolo in meno di mezz’ora e tu nemmeno te ne accorgi.
Attenzione però: Zu Zu non è un vino da degustazione in silenzio, con la candela accesa e la playlist jazz in sottofondo. No, Zu Zu è vino da compagnia fracassona, da tavolate di legno consumato, da risate grosse e tovaglioli rigidamente macchiati in precedenza da qualche lambrusco.
È il vino che versi nei bicchieri spaiati della nutella, quello che bevi “a collo” con la pizza bianca e la mortadella, o con la fantozziana frittatatona di cipolle, o anche da solo, a stomaco (quasi) vuoto, tanto lui fa da aperitivo e digestivo nello stesso sorso.
E non pensiate che sia un vino “facile”, solo perché è divertente. Dietro c’è una mano sicura, una visione precisa. Niente trucco, niente inganno. Solo uva, tempo e una certa filosofia del “non fare troppo”.
Il risultato è un vino che racconta un territorio, ma lo fa con ironia. Che non si prende troppo sul serio, ma che sa bene cosa vuole.
Perché, diciamolo, e a alta voce: siamo stanchi dei vini che sembrano prodotti da chimici: perfetti, sterili, senz’anima. Zu Zu invece ha un’anima, anzi due: quella contadina e quella punk.
È un vino che sta bene sia su una tovaglia a quadri che in un wine bar fighetto di Berlino. È trasversale, democratico, ma non ruffiano. E soprattutto, non si piega alle mode. Le anticipa, semmai. Le prende in giro. E poi ti lascia lì, a pensare: “ma perché non ne ho preso un’altra bottiglia?”
Insomma, se cercate il solito bianco frizzantino da aperitivo sciuè sciuè, cambiate scaffale. Se invece volete un vino che vi sporchi un bel po’ le mani (e l’anima), che vi faccia ridere mentre vi fa riflettere, allora Zu Zu è il vostro compagno di serata.
Un Trebbiano frizzante che parla la lingua di chi non ha bisogno di effetti speciali.
Solo bolle vere, sapore autentico, e tanta, tantissima voglia di vivere.
Franchina e Giarone
Via Maranello, 9,
41043 – Formigine – MO
Tel. 347 4016524
Zu Zu il Trebbiano frizzante

Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Food, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?