Fermo restando il sacrosanto diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, come sancito dall’articolo 21 della costituzione, spesso, troppo spesso, le recensioni online di certi ristoranti che si leggono, specialmente quelle affidate solo ai social, somigliano più a comunicati stampa fatti in molteplice copia che ad analisi sincere, tecniche e ponderate.
Sembra che per la quasi totalità di questi “recensori” (sempre virgolette d’obbligo!) ogni loro esperienza gastronomica sia un trionfo epico, in cui tutto – dall’arredo al servizio, passando per ogni singolo piatto – è descrivibile solo con l’abuso di superlativi entusiasti e con la classica valanga di foto ad alzo zero di ogni piatto, nessuno escluso, sia mai!
Questi “recensori”, sempre virgolette d’obbligo, sembra che temano come e più di Belzebù lo scrivere qualcosa anche di minimamente negativo, concentrandosi invece solo ed esclusivamente sugli aspetti positivi, a sentir loro per mantenere un tono più “leggero”, nella realtà per non rischiare polemiche…
Ma, questa diffusa e totale mancanza di spirito critico di chi si arroga (chi in buona fede pagando persino di tasca propria il conto, altri no, e sorvolo sui motivi niente affatto reconditi) di scrivere di ristoranti è un fenomeno diventato purtroppo strutturale con il quale fare i conti.
Tavoli “straordinariamente” apparecchiati, camerieri “incredibilmente” attenti, e piatti che sono tutti senza eccezione, “ovviamente buonissimi” etc etc, nessuno escluso.
Davvero? Possibile che in questo utopico universo culinario non capiti mai un piatto quantomeno mediocre, una salsa mal riuscita o, perlomeno una qualsivoglia scelta minimamente discutibile?
Questa attitudine alla glorificazione indiscriminata non solo svilisce il valore delle recensioni trasformandole tristemente in “marchette”, ma mina anche la loro credibilità.
I lettori più attenti, cioè quei pochi che non si limitano a scorrere rapidamente tra le foto e mettere il “like” d’ordinanza, non tarderanno a notare la mancanza di autenticità in questi veri e propri panegirici.
La critica gastronomica “vera” contempla e segnala anche gli errori, i difetti e le imperfezioni: perché sono proprio questi elementi a rendere umana – e migliorabile – l’esperienza gastronomica.
Dietro questo perenne entusiasmo da dépliant da villaggio turistico di quart’ordine, si nascondono spesso ragioni molto poco nobili, per usare un eufemismo… ma, probabilmente, anche il timore di perdere inviti, pranzi gratis per loro e famiglia (o amante…) e privilegi, o semplicemente la mancanza di coraggio nel contraddire il consenso collettivo generando quei mostri elegiaci che sono diventate certe “recensioni”.
Però, ho anche il sospetto che, pur se in buona fede, forse c’è anche chi pensa che una critica sincera equivalga a un’onta, dimenticando che solo una recensione onesta, argomentata e costruttiva è il vero motore del miglioramento.
Non tutto può piacere a tutti, certamente, ma anche che una salsa troppo salata è un errore e fa schifo, punto.
La perfezione assoluta non esiste, nemmeno nei ristoranti stellati. Forse il risotto era un po’ troppo cotto… C l’abbinamento tra pesce e frutta esotica non è convincente… Forse il servizio era distratto o l’ambiente un po’ troppo freddo e formale…
Ignorare, per cattiva coscienza o piaggeria, oppure acclarata impreparazione sul settore le sfumature, o peggio ancora gli errori, significa tradire i lettori fin dalla prima riga, i veri destinatari della critica gastronomica. recensioni online
Se tutti i piatti sono sempre e comunque “deliziosi”, allora nessun piatto lo è davvero, punto
Urge più onestà, più coraggio, più capacità di guardare l’esperienza del cibarsi in un ristorante con occhi aperti, senza paura di notare e segnalare ciò che non funziona.
Perché, alla fine il vero valore di una recensione non sta nel dire che tutto è bello, ma nel raccontare una verità che aiuti il lettore a scegliere con consapevolezza. E magari, a sua volta, a pretendere di più.
Com’è possibile che tutto sia sempre perfetto? È normale che ci siano piatti o dettagli che possono non convincere o non incontrare i gusti personali.
Una critica costruttiva e ben argomentata, tra l’altro, non è un attacco: è un aiuto ai ristoratori a migliorare e dare al pubblico un’immagine più autentica dell’esperienza.
Siente fa’ accussì
Miette ‘e creature ‘o sole
Pecché hanna sapè’ addò fà friddo
E addò fà cchiù calore
Pino Daniele, Yes i know my way
recensioni online
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Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?