Partiamo da questo: a Napoli in piazza mercato all’ombra del campanile della Basilica Santa Maria del Carmine, proprio quella della nota esclamazione mamma r’o Carmine, in passato luogo deputato alle pubbliche esecuzioni capitali, sono volate via un bel po’ teste, alcune anche “di rango”.
Di quelle “meno di rango” se ne è persa memoria. Purtroppo, poveri e meno noti non fanno mai la storia…
Iniziò la serie il quasi imberbe Corradino di Svevia nel 1268.
Secoli dopo, nel 1620, dopo avere fatto tremare il potere, cadde miseramente la testa di un certo Tommaso Aniello Cecco d’Amalfi, meglio conosciuto come Masaniello.
Nel 1752 toccò alla patriota e giornalista Eleonora Pimentel Fonseca, e nel 1799 arrivò anche il turno di Luigia Sanfelice giustiziata a nome della Repubblica napoletana.
Ultima (se non erro) della serie ”teste di rango” mozzate in piazza mercato fu quella di Michele Arcangelo Pezza, meglio noto come Fra Diavolo, nel 1806.
Ora, e per fortuna, in questa grande piazza ai margini di una zona popolare e non lontana dal porto, le teste non cadono più. In compenso però, ci si può mangiare in beata tranquillità una ottima pizza.
Se, decidete di fermarvi a pranzo o a cena per una pizza al numero 44 di questa piazza alla pizzeria del Popolo, mettete subito da parte stereotipi e mode imperanti, perché qui si va dritti al sodo, e la troppo abusata parola “gourmet” non pronunciatela proprio, perché tra queste mura non ha alcun senso (ma diciamocela tutta: anche altrove!)
Il locale è strutturato su più livelli, semplice pulito ed accogliente senza troppi fronzoli, sempre se “fronzoli” si possono poi definire le canoniche foto che fanno tanto “partenopeità” che, a loro volta, fanno il paio con quelle delle celebrità e dei tanti personaggi lì passati qui per gustarsi una buona pizza.
Il menu è sufficientemente ampio e variegato quanto basta. Si spazia dai buoni fritti alle classiche della tradizione partenopea e, nota di merito, tutte le pizze costano meno di dieci euro.
A puro titolo di curiosità, prima del covid la margherita costava 3,50 euro, ora solo 5 euro ed è sempre più che gustosa.
Le Pizze della Pizzeria del popolo sono la “concretezza” fatta persona, senza orpelli e, per i corretti e saporiti condimenti, in gran parte guardano alla Campania e ai sapori consolidati della tradizione partenopea.
Pizze tutte dall’impeccabile impasto e dalla giusta cottura, stese “a ruota di carro” cioè quasi all’inverosimile (come è tradizione in alcune zone del centro di Napoli) che traboccano dal piatto e senza difetto alcuno, la vera cifra stilistica dell’abilità e della professionalità di un pizzaiolo.
Così, dopo due buoni fritti per “aizzare” al meglio l’appetito e due ottime pizze, una classica Margherita e una ben più impegnativa e complessa sensorialmente “pizza del popolo” insieme a poche bevande e senza alcun extra (dolci, amari etc etc), il tutto servito cortesemente al tavolo senza pompa magna, ma con bella e forse troppo solerte efficienza, il conto è stato di circa 20 euro, onestamente davvero ben spesi.
Prezzo commovente vista la buona qualità, anche rispetto alla media di altre pizzerie di Napoli
Si: probabilmente la pizzeria del popolo a Napoli resta uno dei non troppi posti dove la pizza è nei fatti e non nelle belle parole, ancora un piatto realmente popolare.
Forse a qualcuno “diversamente giovane” la foto qui sotto ricorderà qualcosa…
Nel 1994, durante il vertice G7 tenutosi quell’anno proprio a Napoli, Bill Clinton al tempo presidente degli Stati Uniti visitò il centro storico di Napoli.
In via dei Tribunali alla faccia di tutti i protocolli e tra il panico della scorta, Bill gustò nella già nota pizzeria di Matteo una bella pizza a portafoglio.
Nella foto, un po’ sfocata ma ormai iconica, ben occhieggiando si nota anche un giovanissimo Gianni Breglia ora titolare della Pizzeria del Popolo che, a quell’epoca lavorava proprio presso la Pizzeria Di Matteo “facendosi le ossa”…
Il suo destino era già scritto, evidentemente… pizzeria del popolo napoli
Pizzeria del Popolo
Piazza Mercato, 44
80133 – Napoli
Tel. 081 5634029
Chiusa la domenica
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?