Metti (però…) una sera a Vicenza
La città veneta è ricca di storia, elegante e trasuda benessere da ogni dove, ma senza esagerata ostentazione…
Il centro è vivo e crepitante di tanta gente che sciama anche in un freddo venerdì di fine autunno…
Bella anche per il turista più attento e meno superficiale, (il palladiano Teatro Olimpico almeno una volta nella vita va visto!) il centro della città apparentemente non palesa eccessi di “plastificazione” e turistificazione di ogni cosa, aberrazioni queste che hanno trasformato tante altre città in meri palcoscenici.
L’ombelico della città è la bella Piazza delle erbe, di classe e pregna di storia anch’essa. Tanti i locali & localini che la punteggiano e che pullulano di varia e allegra umanità, vivacizzandola. Non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Grazie a una “soffiata” di un fidato whistleblower “forestiero” ormai radicato in città, trovo al volo la meta ideale per chi, come me predilige nettamente ma con discernimento e raziocinio il vino naturale.
La Cantina Del Tormento
Il nome un attimo inquietante, strizza l’occhio alla attigua Torre del Girone posta di fianco alla bella Basilica Palladiana, torre eretta originariamente nella metà del XII secolo, e che nel corso degli anni ha avuto vari utilizzi, compreso quello di essere anche stata luogo di prigionia e… torture dal XVII fino alla metà del XIX secolo.
Premessa: nella grande (e… infruttuosa) tenzone tra chi ama e chi ha in orrore i vini naturali, la cantina del tormento ha una posizione netta e sorprendentemente, nello stesso tempo è anche un posto ben Instagrammabile almeno per chi vuole, visitare per credere!
Interni dalle basse volte (siamo o non siamo in una cantina poi?) luci calde e mai accecanti.
Bancone e sale ben accoglienti che invitano gli avventori a sedersi lì anche per una sera intera, pur se ancora ingombri di piatti e bottiglie…
Sedie e tavolini alti e bassi, e grandi bottiglie nuove e “storiche”, alias già svuotate e tramutate in memento & mobilia, che ammiccano birichine da ogni dove.
Insomma, pur se appieno nel recinto di un “format” sta rischiando di diventare “moda” (forse ormai lo è) e già visto in tanti altri posti da nord a sud dello stivale, qui tutto viene estrinsecato davvero a puntino, per di più con buona e affatto omologata personalità.
La Cantina Del Tormento è posto dove piacevolmente bere e mangiare informalmente senza troppa etichetta in una atmosfera accogliente, dove il vino senz’altro è il fulcro della proposta complessiva, ma non per forza è tutto…
Già, perché proprio a questo punto dal mazzo fa capolino il vero Jolly di questo locale, quello che gli regala una sua precipua personalità che è l’oste, Oste 3.0 oserei definirlo…
Physique e faccia du rôlee entrambe al loro posto. cantina del tormento
Da subito ti accorgi che non è un “improvvisato” e che ben sa il fatto suo, dal cibo al vino. Ogni gesto e ogni sua scelta trasudano passione.
Di lui ci si può fidare.
Già… perché l’Oste della cantina del tormento conosce e da del “tu” al vino come se fosse nato in una botte e concepito all’ombra di un filare…
Così, mentre arriva un bel tagliere di succulenti salumi, ben assorti e perfettamente affettati, accompagnati da un eccellente pane di “scuola meridionale” che già da solo vale la visita in questo locale, arrivano i primi calici.
L’esordio spetta al Meigamma bianco, probabilmente un “base” dell’omonima azienda sarda di Villasimius (CA), da uve Vermentino e Nuragus.
Minerale fin da subito e con un naso che cita e racconta di macchia mediterranea e lentisco, intreccia il tutto a note citriche e di pesca di giusta persistenza.
Sembra proprio fatto apposta per stemperare la magnifica suadenza dei salumi e i sentori gradevolmente lievitosi del buon pane.
Il secondo calice invece fa rotta verso nord e si palesa in un bel Sangiovese di Villa Papiano, etichetta che già ben conosco e apprezzo.
Eleganza quanto basta da un vitigno altrove svilito per non dire martoriato, che qui invece glissando il rischio di essere controvoglia condannato all’esilità, sfocia in un ottimo e godevole vino territoriale.
Qualche cenno (presunto forse…) di legno ci sta bene e esorta al bis, anche se il piatto dei salumi è già desolantemente vuoto…
A questo punto, altri più morigerati dello scrivente chiederebbe già il conto, ma l’atmosfera è bella, il cibo ottimo, la compagnia pure e per fortuna non ho da guidare…
Allora… gioco la carta della sapienza dell’oste, lasciando a lui l’onere di propormi qualcosa di buono (un rosso) per finire in gloria la mia sera vicentina all’ombra della torre del tormento…
Se, come ho scritto poc’anzi, si scopre che l’oste è uno di buon mestiere e di cui ci si può fidare, gli si deve necessariamente lasciare mano libera, perché sarà lui che deciderà quel che verserà nei calici, magari solo guardandoti in faccia o supponendo che tipo sei…
Così, l’Oste (la “O” è rigorosamente maiuscola) tira fuori dal mazzo l’asso di cuori della serata: un calice di Barolo Bussia 2019 di Simone Scaletta.
Rosso scarico dai bei riflessi granati in calice, naso di frutti rossi e rose che virano subito in balsamico e spezie. Palato elegante, ricco e multiforme, tannini perfettamente intrecciati ai sussurri acidi.
Il tutto, già con un minimo di evoluzione si stempera in un persistente ed elegante finale, senza mezzi termini da applauso.
Si: un Barolo che parla del suo territorio, e che si trasforma in calice in una piccola ma affatto effimera dose di gioia di vivere, quella che solo un gran vino può fare…
Alla Cantina Del Tormento c’è anche la possibilità di acquistare e volendo, anche in inverno se proprio non c’è bufera, si può anche mangiare e bere nei tavoli all’aperto con bella vista sulla storica piazza.
Logicamente, il tutto come un cliente qualunque, in una sera qualunque e come sempre pagando rigorosamente il conto.
Se passate per Vicenza fateci un salto…
Cantina del Tormento
Piazza delle Erbe, 5/A
36100 – Vicenza
https://www.cantinadeltormento.com
info@cantinadeltormento.com
Tel. 339 6096680
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?