Considerazioni postume di un semplice appassionato
Ogni anno nei locali dell’ex mattatoio di Roma, dove la tradizione asserisce essere nato il famoso quinto quarto della cucina romana, si tiene la splendida fiera di Vignaioli Artigiani Naturali (VAN). VAN TO ROME 2024
Il VAN è una associazione di piccoli produttori vitivinicoli che promuove con estrema convinzione l’arte di produrre vino senza addizioni, senza che venga modificato ciò che la natura offre nella stagione della raccolta, senza interventi durante la vinificazione (chiarificazione, stabilizzazione del vino) e nell’affinamento in bottiglia.
I vini che vengono prodotti dai vignaioli VAN sono unici, tutti diversi in ogni annata di produzione, sono piccole produzioni e qui si assapora l’artigianalità del prodotto che viene selezionato attentamente dal produttore già in vigna, il terroir è espresso ai massimi livelli.
Per aiutare i propri consociati a produrre senza interventi chimici, che diciamoci la verità sarebbe pure più facile e meno oneroso produrre con gli ultimi ritrovati della fitofarmaceutica, il VAN organizza corsi di aggiornamento e perfezionamento tenuti dai massimi esperti della biodinamica e da professori universitari.
Quest’anno si è dato ampio spazio anche alle strategie di comunicazione, per mezzo dei social media, per coadiuvare le cantine medio piccole a trovare un posto nel mondo della vendita del vino.
Prima di passare in rassegna le diverse cantine oggetto della mia luuunga degustazione vorrei evidenziare che il VAN, ogni anno, ospita alcune Cantine che hanno nel loro dna i punti cardine su cui si regge l’Associazione, vinificazioni senza lieviti aggiunti, ma solo su lieviti indigeni, non deve essere utilizzato alcun tipo di chiarificante del vino, no devono essere utilizzati trattamenti termici invasivi, no nanofiltrazioni, insomma devono rispecchiare in pieno il regolamento del VAN.
Quest’anno la sorte, o forse l’attenzione degli organizzatori, che vanno a toccare con mano come l’azienda vinifica, è toccata alla Fattoria Lavacchio di Pontassieve (FI). Non vi nascondo che sono stato davvero felice di questo invito perché avevo da poco provato un loro Chianti della linea Puro in un locale di Stia (AR), nel Casentino dove viene prodotto il “panno casentinese” (noto già in epoca etrusca) tornato in auge col famosissimo cappottino rosso indossato dall’indimenticata Audrey Hepburn nel film “Colazione da Tiffany”.
Tornando al Chianti della linea Puro della Fattoria Lavacchio è un vino ottenuto da uve sangiovese in purezza, vinificato in tini di acciaio inox, senza aggiunta di lieviti selezionati (semmai servisse scriverlo), la temperatura è controllata, mantenuta sui 10 gradi centigradi e non subisce filtrazioni. VAN TO ROME 2024
Quando me lo proposero in terra di Toscana devo ammettere il mio scetticismo, diciamocelo pure, non ho più voglia di bere vini preconfezionati, vini di cui è certo il sapore, invece, allora come oggi in fiera, questo vino mi ha davvero stupito e ha riempito il mio cuore di gioia, perché pensare ad una cantina che fin dal 1978 va contro corrente in una zona produttiva dove tutto è secolarizzato e dove, ad essere sinceri, sarebbe pure più facile seguire l’antico tracciato del vino convenzionale, c’è un’azienda ha preferito produrre vino “organico”.
Nella degustazione non è mancata la bollicina, ormai ovunque come il letto di rucola dei tempi passati, un buon “pet nat” rosato, uvaggio sangiovese e syrah davvero profumato e beverino.
Ciliegina sulla torta del Sor Lavacchio (perdonate la romanità) è stato il suo Bouquet, vermouth di chardonnay, 21 gradi, dai sapori agrumati e di genziana di grande eleganza e persistenza gusto-olfattiva.
Altri toschi figuri si sono aggirati in quel di via Frisullo a Roma, la Cantina La Ginestra di San Casciano in Val di Pesa (FI), la Cantina Casteldelpiano di Licciana Nardi (MS) e la Disfida Vini Testardi di Sorano (GR) tutti e tre soci VAN.
La Cantina La Ginestra non è solo cantina ma anche agriturismo, fattoria, apicoltura e anfora … producono anfore?
No, ma le sanno usare davvero bene, i loro vini sono molto legati al territorio del Chianti, ma a differenza di molti vinificano secondo coscienza e sapiente utilizzo in affinamento del vino delle anfore di terracotta, che hanno la caratteristica principale di essere inerti come sapori ma la loro porosità permette la micro ossigenazione del vino, esaltandone i sapori e gli odori.
In particolare, nella loro gamma di produzione mi hanno particolarmente colpito Tutto Anfora Rosso e l’Abemus.
Tutto anfora è un sangiovese in purezza affinato in anfora di terracotta, stesso procedimento per l’Abemus ma di uvaggio diverso essendo un cabernet franc, entrambi i vini molto tanninici ma molto profumati e adatti davvero a tutte le situazioni.
Menzione a parte è stata la degustazione dei vini della Cantina Casteldelpiano di Licciana Nardi (MS), è la prima volta che mi sono piaciuti tutti i vini prodotti in tutte le loro declinazioni, infatti nell’acquisto mi sono trovato in imbarazzo e la scelta su cosa mettere in cantina l’ho lasciata al proprietario che ringrazio di avermi tolto dall’imbarazzo.
Vini profumatissimi, curati, vermentino nero, uva pollera, uva merla solo per citare i vitigni più particolari sono stati davvero trasformati in bevanda degli dei, complimentissimi.
Poi mi sono spostato, si fa per dire in Maremma, nel grossetano e precisamente a Sorano, qui mi ha spinto la curiosità di vedere chi osa parlare di Disfida, avevo promesso di farlo al mio amico di Barletta, del quale vi ho già parlato in un articolo qui su Gastrodelirio.
I vini di La Disfida Vini Testardi hanno un colore davvero accattivante, rubino brillante, molto limpidi il che, mi assicurava il titolare, avviene grazie alle basse temperature che si hanno in grotta dove vengono vinificati che permette la precipitazione delle parti più grossolane disciolte nel vino.
I tre vini portati in fiera mi hanno colpito molto, Desko, Vigna manent e Rustiko sono stati davvero eleganti e anche in questo caso sono la loro produzione è davvero rivoluzionaria in una zona ormai creduta fosse abbandonata e non rispetta i canoni della solita Toscana.
Lasciando il centro Italia, in pochi passi ci siamo spostati in Piemonte, eh sì col VAN ti teletrasporta in pochi secondi e qui l’offerta è stata davvero molteplice: la scelta è caduta solo su due cantine, Bricco Visconti di Ferrere (AT) e Vinicea di Ottiglio (AL).
Posso tranquillamente scrivere che le due cantine, seppur territorialmente diverse, hanno in comune l’eleganza dei vignaioli e di converso dei loro vini.
Bricco Visconti vinifica in uova di gres! Ma come non si tratta più di vini artigianali? Cosa c’entra il gres col vino, forse con i pavimenti delle cantine! VAN TO ROME 2024
Il nostro ingegnere vignaiolo, non so cosa fosse preponderante delle due professioni quando ci siamo parlati, affina il suo nebbiolo e grignolino in anfore a forma di uovo in gres che micro ossigena il vino davvero poco donando la giusta eleganza al vino.
I suoi vini sono tutti numerati perché la produzione è davvero poca, ma sicuramente di ottima fattura. Presenti in cantina anche i vini ancestrali, che pensate un po’ quest’anno non ha prodotto bollicine, ma dove saranno andate a finire? Questa è la magia del vino naturale prodotto come natura crea (come diceva una pubblicità di qualche annetto fa).
Vinecea produce vini naturali certificati biologici ad Ottiglio, in provincia di Alessandria utilizzando uvaggi tipici della zona come grignolino vinificato in acciaio, barbera affinato in acciaio o botti di rovere. Vini di una eleganza unica.
Che facciamo l’Abruzzo lo abbiamo lisciato? Assolutamente no, abbiamo visitato lo stand di McCalin che vi rimando ad un altro articolo pubblicato qui su Gastrodelirio e ci siamo portati a casa due annualità di Rosso da Mare che sicuramente ci farà sognare come fece a Martinsicuro (TE).
Altra cantina abruzzese provata è stata Mormaj Tocco d’Italy di Torre de’ Passeri (PE), la cui vastissima gamma di prodotti ci ha fatto propendere ed innamorare per gli anforati. Sublimi.
Andando via che fai non saluti Cantina Bosco Sant’Agnese di Calvi (BN) del quale abbiamo apprezzato tra i tanti la coda di volpe.
Aspettate, Na Stilla de i Chicchi di Ardea e vado via (senza dimenticare il suo Terrabruna di una profondità di sentimento mostruosa).
In conclusione la fiera del VAN è come stare con i tanti vignaioli in un’unica cantina, quella di via Frisullo a Roma. L’amicizia, la bellezza e l’unicità del vino la fanno da padrona.
W il VAN W il Vino in tutte le sue declinazioni VAN TO ROME 2024
Nasce a Roma nel 1975, studi giuridici e diverse specializzazioni nel medesimo campo ma il cuore batte dove c’è cibo e vino genuino.
Grande appassionato di vini naturali, non perdo occasione per incontrare e conoscere nuovi vignaioli che mi immergano in questo splendido mondo…