Premessa: questo articolo nasce da un fenomeno che osservo sempre più di frequente su ben più di una testata online (prima di tutto quelle prettamente locali…) ma anche, sui più gettonati social di ogni target, e anche in qualche televisione privata di piccolo cabotaggio…
Non pochi ristoranti semplicemente “segnalati” nella Guida Michelin, indi non avendo conquistato la fatidica e agognata stella (ma se segnalati saranno di sicuro di qualità), nella loro “comunicazione” con frasi tra il generico e il sibillino, o meglio ancora decontestualizzando, provano a far “passare” la semplice menzione sulla guida rossa come fosse una stella (che poi stella non è, lo spiego in fondo a questo articolo). * le stelle non sono per tutti
Le stelle non sono per tutti, anzi
Tendenzialmente, sono dati pubblici diffusi dalla redazione della guida stessa, all’incirca solo il 20% dei ristoranti in guida si fregia di una o più stelle, e che anche i riconoscimenti dei Bib Gourmand e delle cosiddette “Stelle Verdi” sono cose ben diverse dalle stelle vere e proprie, ma pur sempre onorevoli per chi se ne fregia e per quello che rappresentano.
Questo fenomeno, in bilico tra il funambolismo lessicale e la diffusione di notizie false vere e proprie, trova dei veri e propri maestri (non tutti eh…) in alcuni siti di “informazione” locali che, pur definendosi sotto la testata “di informazione”, sono in realtà solo meri contenitori pubblicitari acchiappaclick.
Siti dove le notizie vere e proprie della zona e non, bisogna cercale con la lente d’ingrandimento, seppellite come sono sotto montagne di banner, irritanti popup di ogni tipo e di redazionali non esplicitamente dichiarati, dove chi scrive, spesso sottopagato o non pagato affatto, spaccia, a volte per ingenuità e poca conoscenza del mondo del food, a volte dolosamente, quella che è una semplice menzione per una stella vera e propria.
Il fenomeno però arriva punte di vero e proprio parossismo quando a far ciò, in questo caso quasi sempre sui social, sono gli chef stessi, magari aiutati dal cugggino (rigorosamente con tre “G”) improvvisatosi genio della comunicazione, ruspante aggiungo io…
E vai così con la profusione di foto, video e reels vari dello chef che, sempre sotto l’occhio vigile dell’obiettivo, inchioda personalmente al muro la targa della guida Michelin, ma furbescamente quasi sempre di trequarti e magari in penombra e con il gomito in alto, per non far vedere che di stelle in quella targa non ce ne sono affatto.
La miseria umana…
Ora, senza voler entrare nel merito e nei parametri degli ispettori della Michelin per assegnare le “stelle”, ognuno avrà i suoi valori, metri di giudizio, gusti e preferenze, ma se ad alcuni assegnano la stella (stelle) vera e propria e per altri si limitano a una semplice menzione un motivo ci sarà pure? le stelle non sono per tutti
Ma non è tutto… lo sapevate che su vari siti di commercio online trovate in vendita e a prezzo modico targhe della Michelin con e senza senza data?
E… sapevate anche dell’abitudine di qualche chef o ristoratore che dir si voglia, che una volta persa la stella (o le stelle) ben si guarda dallo schiodare dal muro la targa?
In questo caso il consiglio per chi non vuol mettere mano al portafoglio per comprare una copia della guida rossa dell’anno in corso, è quello di dare un occhio… all’anno scritto sulla targa.
Le cose, come in tutte le umane faccende possono cambiare da un anno all’altro, così come per la cucina e per chi sta dietro i fornelli.
* Le stelle, anzi, i macaron come più correttamente dovremmo definire i simboli che identificano le ottime tavole, vennero introdotti nel 1926, ma è solo nel 1936 che la classificazione con le stelle è diventa una norma e ha assunto un senso preciso.
Nel nostro paese è arrivata nel 1956, e da allora è diventata anche da noi un simbolo di eccellenza con le prime stelle nazionali che risalgono al 1959. le stelle non sono per tutti
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?