Per fare del bel (bello, non solo buono…) vino non bisogna essere per forza un gran nome, o al contrario dichiararsi per forza ribelli (de chè?), magari per farsi notare.
Sovente i veri “ribelli” li trovi tra chi lavora silenziosamente, sottotraccia, rifuggendo il clamore.
Far bene il proprio lavoro in vigna e cantina in maniera rispettosa e realmente sostenibile rifuggendo il trasformarsi in novelli alchimisti è diventata cosa sempre più rara, nonostante l’inflazione di etichette (furbamente stampate con inchiostro verde…) e di fuorvianti eufemismi grafici e lessicali che vorrebbero rifarsi a questo mondo…
Senza per forza polemizzare (anzi si!) un vino naturale, partendo dal lavoro ben fatto in vigna, resta solo un succo di uva fermentato con lieviti autoctoni (certo: anche quelli presenti sui muri di dove si vinifica, si!) e senza “aiutini” chimica e procedimenti impattanti vari, se non quel minimo di SO2 solo quando serve…
Al contrario, e mai mi stancherò mai di ripeterlo, certe forme di sostenibilità (anche qui: de chè?) strombazzate a destra e a manca, stante regolamenti e disciplinari discutibili, a volte più o meno palesemente suggeriti da lobby del settore, e da sempre recepiti acriticamente e entusiasticamente “al rialzo” nella nostra penisola, a una attenta lettura consentono legalmente l’utilizzo di un bel po’ di additivi chimici e procedimenti impattanti in cantina e, tante (eno…) porcate anche in vigna, simpatico eh?
Documentarsi per credere!
E quindi?
Lodare, incitare e spronare chi sceglie percorsi differenti curandosi solo quanto basta (in alcuni casi per nulla) di etichette e denominazioni, per lavorare sostenibilmente nei fatti, non nelle parole alate di certe etichette.
Così, sere addietro, sulla tavola di chi scrive, e come quasi sempre accade è stato il turno proprio di un vino di uno di questi produttori.
PrimaTraccia anfora Controvento
Uno di quei vini (solo…) apparentemente acqua & sapone, ma nell’accezione più positiva del termine, perché proprio come certe donne così definite, ha dalla sua la sottile e gratificante seduzione dello starci bene insieme, cosa sempre più rara tanto per le donne che per il vino…
Un Montepulciano d’Abruzzo forse inconsueto, affinato in anfora, ma candido e lineare come pochi proprio perché semplice ed estremamente ben fatto.
Controvento.
Un piccolo angolo di paradiso verde che sembra quasi volersi tuffare nel blu dell’adriatico di Rocca San Giovanni (CH) dove Vincenzo Di Meo Campano-Napoletano-Flegreo ormai trapiantato in Abruzzo, tira su uve in modo del tutto naturale, tassativamente senza sostanze chimiche di sintesi, vinificandole solo per mezzo di processi liberi e naturali.
Si, qui da Controvento non “parole alate”, ma forma che è reale sostanza!
Evviva!
Vino nella sua essenza e basta.
Vino nelle chiare e leggibili emozioni.
In calice esordisce con un bel rosso rubino appena opaco, assolutamente lontano da quelli “macchiatovaglie” di altri Montepulciano e archetti giusti al punto giusto…
Al naso è subito profondo ed elegante.
Tanta frutta rossa matura e fiori, rosa, ciliegia e viola anzitutto, ma anche un insolito sentore di mandorla (quasi balsamico) che mi ha rammentato quello di una nota colla in barattolo metallico che furoreggiava negli anni ’60 del secolo scorso.
Sentore non troppo frequente in un rosso, ancor meno in un Montepulciano d’Abruzzo, ma non unico nei vini figli di questo gran vitigno, simbolo enoico di questa regione.
Il sorso complessivo va quasi all’unisono con il naso, ed è levigato, succoso e fresco, con una beva piacevole sostenuta anche da una bella spalla acida e dalla giusta persistenza, quest’ultima resa più briosa da guizzi di balsamico che vivacizzano il frutto.
PrimaTraccia anfora Controvento
Il finale è amabilmente flemmatico, e così con il giusto tempo, nel calice si riaffaccia buona parte di quel che si è percepito in precedenza, con in più qualche scintilla erbacea che rende il tutto ancora più armonioso. Poco da aggiungere: il ritratto del territorio che il PrimaTraccia Controvento delinea, è davvero nitido e rispettoso.
A un vino bisogna chiedere semplicemente di essere sensorialmente quel che mamma natura ha celato negli acini e nel territorio, niente trucchi e zero belletti.
Facile e piacevole beva? PrimaTraccia anfora Controvento
Certo che si, mica è un insulto, anzi: un complimento perché il PrimaTraccia in anfora Controvento è indubbiamente un piacere per i sensi, anzi: un gran piacere, tutto qui!
SI: sono davvero bravi quelli di casa Controvento!
Azienda Agricola Di Meo Vincenzo
Vini Controvento
Contrada Sterpari, 25
66020 – Rocca San Giovanni – CH
vinicontrovento.it
cenzinodimeo@hotmail.it
Tel. 333 5320331
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?