Già scritto, e in più occasioni: pranzi e cene a più mani sono un rischio.
La “fusione a freddo” di più idee di cucina, con il rischio di annullarsi a vicenda, o peggio ancora di creare confusione sensoriale per chi è in tavola, se non si trova in precedenza un fil rouge comune, c’è…
È per questo che di solito le frequento poco e, meno ancora le commento, però ogni tanto mi imbatto in qualche eccezione degna di essere raccontata, come in questo caso, perché, perdonatemi la forzatura, oltre che un (ottimo) pranzo, è stato un un passaggio di testimone tra chi è tra i fornelli di questo locale, ormai “consolidato” nella sua identità.
Il luogo, è il ristorante “classico” a Napoli.
Un curato, confortevole e raccolto angolo di quiete e buon gusto nel quartiere Chiaia, poco lontano dall’omonima riviera ma, anche pochi passi da uno dei “salotti buoni” della città, Piazza dei Martiri.
Ambiente godevole ma, affatto ingessato.
Simone Profeta, barbone folto, aspetto bonario e il phisique du role che ci si aspetta da un cuoco vero, quasi come quelli di una volta, già “traslocato” al ristorante ES del wine resort dell’azienda vitivinicola Fino a Manduria (TA), ha ufficialmente passato il testimone a Dilip Lakmal Roche (si scrive proprio così?) giovane e timido chef srilankese con papà al seguito, ormai napoletano di adozione.
Cosa è successo mischiando due culture?
L’ennesimo e sorprendente incanto di un mondo gastronomico sempre più votato all’arcobaleno.
Zero antagonismi, nessuna voglia di “mostrare i muscoli”.
I due chef hanno incarnato, anche se per un giorno, lo spirito che più prediligo che è quello di divertirsi, facendo divertire anche noi ai tavoli.
Indi… cosa inserire nel reparto “bei ricordi” di questo pranzo di bei sapori e non indifferenti svolazzi di cucina colta?
Arduo assegnare il podio più alto, però lasciatemelo dire: il “classico” e ormai iconico spaghettone allo Scarpariello del Vesuvio di Simone Profeta, resta sempre un luminoso e saporito esempio di come si può e si deve coniugare a dovere classe, godimento, sapori e consistenze.
Ma, anche lo stracotto di manzo con morbido di patate e friarielli, trova la sua ben studiata quadra nel bel gioco tra l’amaro del vegetale e le suadenze della saporitissima carne e del suo intingolo…
Il testimone passa di mano correttamente perché non da meno sono, l’ottimo (aggettivo che su www.Gastrodelirio.it si usa in dosi omeopatiche) cappellaccio ripieno alla genovese (ecco che torna il piatto feticcio, evviva!) e a fine pasto la crostatina al cremoso di cioccolato bianco, mango candito e passion fruit entrambi di .
Simone Profeta – natali nella vicina Portici.
Tecnicamente ed esperienzialmente preparatissimo e dalle non celate ambizioni, declina (non da ora…) una sua peculiare cucina fatta di ingredienti, mestiere e istinto.
I suoi piatti appaiono come macchie di sapore, fiammate di idee e stimoli che arrivano da lontano, molto.
Poi, invece li assaggi, e tutto si illumina del bello della semplicità.
Una cucina all’apparenza nel solco di quel che accade tra i fornelli italiani nel 2024, ma che in realtà rompe molti assunti, visto come è disegnata e messa in pratica, con una gran dose di laicismo.
Dilip Lakmal Roche – tra sbuffi di spezie e un immenso amore per la cucina (qualsiasi essa sia), arriva a Napoli dallo Sri Lanka, nel 2012. Classico Ristorante contemporaneo
Una predilezione affatto celata per quel feticcio della cucina partenopea che è la genovese.
Nonostante la timidezza celata dietro un sorriso, ostenta l’esperienza di un giovane veterano sia nelle idee sia nella realizzazione dei suoi piatti.
Piglio contemporaneo e tecnica, per una condivisibile idea di cucina, che partendo dall’indelebile imprinting di Profeta, potrebbe approdare (e approderà ancor di più, ne sono sicuro) verso quel tipo di rotondità sensoriali mediterranee che piacciono a noi italiani. Classico Ristorante contemporaneo
P.S – Grazie alla brava Laura Gambacorta per l’invito, da invidia!
Classico Ristorante Contemporaneo
Vicolo Santa Maria Cappella Vecchia, 46, – 80121 – Napoli
Tel. 081 245 1144 – Chiuso il lunedì
https://www.classicoristoranteitaliano.it
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?