Negli ultimi anni sono venute a mancare tante persone care, buona parte della mia famiglia, amici, conoscenti e altri.
Nei giorni scorsi, vittima di un brutto male contro il quale ha combattuto fino all’ultimo se n’è andato un uomo che della rettitudine unita all’onestà ne aveva fatto un faro, Beniamino Faccilongo dell’azienda agricola Paglione di Lucera (FG).
Un uomo onesto che ho avuto l’onore, il piacere e la fortuna di incontrare nel mio percorso di vita, e con il quale per quelle misteriose affinità che scoccano senza un preciso perché, anche tra persone diverse, siamo diventati amici.
Ci ha lasciato un uomo della terra che ho sempre considerato un esempio, saggio e figlio della saggezza, proprio come la terra della sua Puglia.
Pacato e cordiale, talvolta sornione dietro i curatissimi baffi e gli occhiali un attimo démodé, era impossibile non trovarsi a proprio agio quando si dialogava con lui, nonostante il suo sapere e le sua capacità in termini di esperienza fossero irraggiungibili, almeno per me.
Beniamino Faccilongo, ha raggiunto solo una minima frazione della notorietà che avrebbe meritato anche e specialmente per la sua pionieristica visione di una “nuova” agricoltura, nitida, caparbia e portata avanti con granitica coerenza tra mille difficoltà e ostacoli di ogni genere, e non da tutti purtroppo compresa, ancora oggi.
Però a Beniamino della notorietà non è mai importato nulla, vi ha ha sempre anteposto onestà e coerenza.
Ricordo ancora con affetto poco dopo che ci eravamo conosciuti, una estemporanea visita nei suoi assolati campi di pomodori nell’agro di Lucera, la sua città, in provincia di Foggia. Credo fosse il 2012.
La fierezza con il quale mostrava i suoi piccoli e sudati gioielli, rossi o gialli che fossero, così diversi per forma, colore e sapore da quelli ai quali si è normalmente abituati nei banchi dei supermercati, lì pronti per essere colti.
Camminando tra i campi, il piccolo grande gesto di cogliere un prunill e farmelo assaggiare così com’era, ardente di sole e di vento e senza lavarlo, visto l’approccio ben oltre le blande maglie del “Bio ufficiale”, è stampato indelebilmente nel reparto grandi emozioni della mia mente.
Sotto un sole infuocato e giaguaro solo come può esserlo quello di quel lembo di Puglia in agosto c’era tutto l’orgoglio di un lavoro ben fatto.
Vero e più efficace di mille spot televisivi o degli strepiti scomposti di qualche influencer da tanto al chilo…
Eppure, gelosamente, forse egoisticamente, voglio conservare di Beniamino qualcosa di più di un mero ricordo che può essere una bottiglia del suo buon vino, altra cosa del quale andava fiero e ben conosciuto da tutti gli amanti del “vino naturale”, oppure l’ultimo e ormai impolverato barattolo dei suoi inarrivabili pomodori che ancora ho in dispensa e chissà mai se aprirò, per cercare di provare a colmare con quei ricordi il vuoto che ha lasciato.
No.
Voglio conservare il ricordo di una persona preziosa, di un maestro che tanto mi ha insegnato e tanto mi ha dato, senza mai chiedere nulla in cambio, se non, forse, quel poco che ho potuto donare, da umile artigiano della tastiera, ma senza rendermi conto e incoscientemente in un diseguale confronto con chi ne sapeva più di me, e sarà sempre e comunque più di me.
Il dolore diventa ancora più grande se penso a quanti avrebbero potuto abbeverarsi ancora al suo sapere, e quanti avrebbero potuto farsi contagiare dalla sua passione, a prescindere da idee e punti di vista, solo ricordandolo pensieroso vagare nei suoi campi, solo guardandogli le mani che affondano nella terra, la sua terra…
Ciao Beniamino, voglio ricordarti così come in questa bella foto, pensieroso tra i tuoi pomodori. Porterò sempre con me il ricordo della tua gentilezza e della tua grande forza. beniamino faccilongo
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Grazie… Un ricordo bellissimo.
Maurizio Pescari