Non si placano le polemiche (da social e non!) sui vini naturali innescate non so quanto per caso dal bravo Luigi Tecce con il suo “manifesto (manifestino?) di cosa non è il vino naturale.
Prima di tutto, pur con minimi distinguo concordo, e prendo atto della onestà intellettuale del bravo e intransigente vignaiolo Irpino, noto per le etichette sul retro delle bottiglie con un lungo elenco di “No” di tutto quello che non c’è in bottiglia (o non viene fatto). I Clivi – Ribolla Gialla A Tessa
Oltretutto, già dalle primissime annate in circolazione i suoi vini erano emozionanti, magari solo con qualche risibile dettaglio di ingenuità. I Clivi – Ribolla Gialla A Tessa
Lavorando di cesello, e senza cedere neanche di un millimetro dal suo condivisibilissimo credo “naturale”, Tecce con il suo lavoro ha messo a tacere più di un dinosauro della critica enologica più becera e tradizionalista che, in passato per i suoi vini ha parlato di difetti.
Un cambiamento, tanto che recentemente discutendo con un noto ex sommellier dalla visione ostinatamente conservatrice, per anni responsabile della cantina di uno stellato della capitale, uno che alla sola parola “vino naturale” si incupisce di brutto, nominando Tecce d’incanto è passato al sorriso, per poi affermare…. «ma Tecce fa le cose per bene!»
No, caro sommelier tradizionalista, qui è il punto: Tecce ha solo fatto le cose per bene, come dovrebbero farle tutti, il luogo comune che i vini naturali puzzano è “out”, perché, semplicemente, una buona parte del mondo del vino naturale è cresciuto e si è scrollato di dosso tante ingenuità di gioventù.
Tanti e tanti vignaioli “naturali” fanno vini ineccepibili e per nulla banali (il fenomeno dei “naturalini sciacquatelli” alla Barbie maniera lo affronterò in un altro articolo), allora…visto questo bel trend, perché ancora vedo in giro vini strombazzati come naturali con marchiani difetti (voluti?) spacciati per tipicità?
Forse, possano ammaliare qualche neofita del vino naturale nel pieno dell’idillio, ma vivaddio… un cicinin di rifermentazione amabilmente sotto traccia ci sta bene, così come certi lievi refoli di volatile, ma spacciare come “tipicià” rifermentazioni a livello di idrolitina e, per espressioni di territorio sentori di porcilaia + buccia di salame che non scompaiono neanche a prenderli a calci per tre giorni, mi sembra disonesto intellettualmente.
Allora, dopo lo sproloquio anti-vini-naturali-che-puzzano-apposta, per consolarvi vi racconto oggi di un gran bel naturale, assolutamente impeccabile sotto ogni punto di vista (non storca il naso qualcuno per la lievissima filtrazione…) ma nel contempo, per un palato ben allenato riconoscibilissimo anche alla cieca come “naturale” già dal primo sorso, per il suo variegatissimo corredo sensoriale che tantissimi convenzionali se lo sognano, che ti rapisce cuore e sensi e ti fa stare bene…
I Clivi – Ribolla Gialla A Tessa
100% Ribolla Gialla, un gran bel vitigno se, come in questo caso, finisce in buone mani e nel giusto territorio.
Il calice è di un gradevole giallo paglierino, mentre al naso subito esordisce una chiarissima scorza di limone maturo, un po’ di frutta a polpa gialla oltre ad attraenti citazioni floreali, al più primaverili.
Al palato quasi nessuna dicotomia rispetto al naso, anzi, un bilanciamento che ha dell’incredibile, perché se è pur vero che è sempre il limone che dirige l’orchestra dei sensi, è il gran bel finale lungo e salato che, anche per l’alcol ben intrecciato al tutto, trasla l’intera struttura verso lidi più ancor più goderecci, asciutti e non troppo astringenti o, all’opposto, inutilmente allappanti.
Bevetelo con quel che vi pare, mediamente fresco (12 – 14°).
Io l’ho accostato a un bel piatto di ravioli sardi di ricotta ovina conditi con poco pomodoro, appena saltato, ottimo!
Difetti?
Non pervenuti, assolutamente.
Ecco come deve essere un vino naturale!
I Clivi
Località Gramogliano, 20
33040 – Corno di Rosazzo (UD)
https://www.iclivi.wine
iclivi@gmail.com
Tel. 328 7269979
I Clivi – Ribolla Gialla A Tessa
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?