Pane amore e clap

Finalmente la dose quotidiana di lavoro è terminata.

Si esce. Aria fresca, ancora friccicosa per l’inverno che è ben lungi dal finire, ma già diversa, aria speranzosa di serate primaverili luminose e gaie. Si esce.

Finalmente fuori. Oltre al pizzicore del freddo un odore di mare, come di porto, ma non solo… c’è qualcosa di diverso nell’aria, di suadente, di invitante… qualcosa che titilla irrimediabilmente il velo pendulo e mi fa ricordare che ho fame!

Ora capisco, il ristorante vicino al posto di lavoro sta arrostendo la carne, ricordandomi che ho un disperato bisogno di lasciarmi la giornata alle spalle e di mettere qualcosa sotto i denti.

Preferibilmente qualcosa di goloso, di confortante, di rinfrancante.

Ma ecco che si affaccia il pensiero orribile della spesa non fatta da giorni, del frigorifero agonizzante e del mezzo limone rugoso che si presenta agli occhi aprendo il disperato sportello bianco del maltrattato elettrodomestico. Mi vien da piangere!

Per fortuna la solidarietà tra lavoratori viene in soccorso alle mie papille salivanti…

Una collega inizia a raccontare, tra la sigaretta di fine giornata e i saluti, ispirata dall’odore di salsiccia sfrigolante che aleggia nell’aria, di quando le narravano dei tempi in cui si era poverelli.

Il racconto è piccolo e poetico, salvifico 

Dice di bambini con stomaci gorgoglianti e bisognosi di calorie che reclamano il loro bisogno di nutrimento, possibilmente goloso, ispirato (come nel mio caso) dal profumo di carne arrostita e succulenta aleggiante nell’aria di molti anni or sono. Pane amore e clap

Pane amore e clap

Di come la mamma, impossibilitata a fornire ai fanciulli la preziosa vivanda, afferra due fette della immancabile pagnotta e, brandendole nell’aria odorosa con magico schiaffo delle fette, afferra il profumo della suddetta carne e ne farcisce il pane!

Clap!

Ed ecco un sontuoso panino, ricco e magnifico, pieno dei preziosi succhi della carne perfettamente cotta, intriso del grasso disciolto, fragrante e al contempo umido, profumatissimo e appagante.

pane amore e clap pane che vola

Quando si dice “pane, amore e fantasia”.

Finita la sigaretta, ultimati i saluti, devo tornare al mio frigorifero agonizzante.

Non siamo più poverelli, i supermercati sono aperti fino a tardi la sera, possiamo acquistare la cena in qualche take-away dalle offerte più disparate. Abbiamo però ancora bisogno di fantasia! Meno male.

Pane amore e clap

1 commento su “Pane amore e clap”

  1. Mia nonna materna, classe 1936 quinta di sei figli originaria di un paesino in provincia di Nuoro mi raccontava una storia simile.
    Lei andava a servizio in una delle case dei ricchi del paese come cuoca.
    La carne si mangiava di rado, solo per le feste, ma lei usava un sistema per accontentare le voglie carnivore mio padre e i fratelli.
    Se in cucina era sola, e sulla brace nel caminetto cuocevano salsicce o carne, senza farsi vedere (avrebbe rischiato il posto) poggiava delle fette di pane su alcuni spuntoni di ferro a lato del caminetto e le lasciava riempire di fumo e aromi.
    Se poi era anche sicura che proprio nessuno entrava, a volte le passava anche rapidamente sulla carne o sulle salsicce raccattando qualche goccia di grasso fuso.
    Fatto questo, nascondeva il tutto nelle grandi tasche del suo grembiule, e così la sera a volta si mangiava pane all’aroma di carne e salsiccia, senza salsiccia…
    Usanze simili, povertà simile.

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