Metti una sera con amici, e nel libero “cazzeggio di qualità” che una bella cena ipercalorica dispone, sento parlare per la prima volta della dieta chetogenica.
Da buon provincialotto per documentarmi chiedo lumi al signor Gooooogle (non ad Alexa perché mi è antipatica), e mi si apre un mondo, il favoloso mondo della dieta & della pizza chetogenica.
Il termine “chetone” è inquietante, pizza chetogenica ancor di più
Tutte queste “pizze” (virgolette d’obbligo!) hanno in comune due cose: la mancanza o la residuale presenza di carboidrati, peculiarità di questa dieta, e un aspetto nel migliore dei casi più che deprimente, che spazia dal simil-crostata malriuscita fino all’inquietante (e profana) ostia chetogenica condita alla bell’e meglio a mo’ di pizzettina.
Ora, non discuto la commestibilità di ‘ste robe e la libertà di ogni essere umano dotato di raziocinio di cibarsene per dimagrire, ci mancherebbe.
Però, appellandomi all’articolo 21 della nostra costituzione, affermo qui, che ste’ robe “chetogeniche” che alcuni sconsiderati osano chiamare “pizze”, non lo sono affatto, e sono un’onta e un disonore al nobile nome della pizza.
Vi spiego perché
Non si può definire pizza un ammasso impapocchiato di farine (e/o fibre) di cocco, lino, acacie, baobab, cavolfiore, mandorle, bambù, psillio e altre diavolerie, con aggiunta di uova e grassi alimentari di strane origini per tenere il tutto insieme, e che talvolta non passa neanche per il forno.
E’ troppo, è un obbrobrio, almeno, chiamatela in altro modo!
Soluzione: visto che i carboidrati sono banditi dalle diete chetogeniche, non è meglio rinunciare alla pizza (quella vera) e farsene una ragione, almeno per il periodo della dieta?
Dopo, si vedrà.
Punto.
Le pizze chetogeniche, sorvolando sull’inquietante pateracchio lessicale del termine, anche nel migliore dei casi non sapranno mai di pizza, e chi afferma il contrario, avrà di sicuro il palato foderato di carta vetrata.
Alla fine, la pizza chetogenica è solo l’ennesimo mezzuccio consolatorio figlio del vorrei ma non posso.
E’ uno stato mentale che a fronte di qualsivoglia privazione, per “addolcire” il necessario sacrificio, porta a inventare improbabili simulacri di ogni cosa che si desidera ma non si può toccare… con il bonus di appioppargli sempre un aggettivo, in questo caso “chetonico”.
In parole povere, solo tristi e meste parodie, in questo caso della pizza vera e propria.
Fossi una pizza mi sentirei mortalmente offeso…
Pizza Chetogenica
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?