Primo e secondo ci sono…
dopo, tutti terzi a pari merito!
Appartenere notoriamente e pubblicamente al mondo del “Vino naturale”, indi, niente vini solo certificati Bio, ne’ solo biodinamici etc etc.
Assaggio votato alla piacevolezza emotiva complessiva.
Nessun difetto di sorta.
Siamo nel pieno delle polemiche sui “naturali difettati” ma, onestamente, ne vedo davvero pochi in giro.
Invece, sposto l’attenzione verso i tanti naturali “mediocri”, magari fatti con tutti i crismi della “naturalità” e tecnicamente ineccepibili, ma sensorialmente deludenti. Purtroppo, di questi continuo a vederne sempre di più sulla mia strada…
Primo in assoluto
Ramìe 2019 di Daniele Coutandin
Poche chiacchiere, da una DOC un po’ negletta (Pinerolese) e fuori dei “grandi giri” del Piemonte ti tirano fuori un rosso da piangere per l’emozione…
Daniele Coutandin mette tutto se stesso e una cura maniacale nelle sue poco più di 1000 bottiglie prodotte, tecnicamente impeccabili e sensorialmente inarrivabili.
Un vino bello…
Bello perché se ne infischia degli eno-dogmi, bello perché fa star bene chi lo beve, bello perchè regala ai sensi quel “quid” senza un nome preciso per attimi affatto fugaci di felicità.
La via più breve dalla bottiglia al cuore.
Entusiasmante, e da provare subito.
Paragoni e distinguo sono solo parole al vento.
Secondo in assoluto
Concrete bianco 2019 De Fermo
da Loreto Aprutino (PE)
Connubio in salsa abruzzese di Pecorino & Chardonnay, vitigni per indole concettualmente agli antipodi che qui invece vanno benissimo a braccetto.
Giallo carico in calice e sontuosità di fiori bianchi, mela, erba di campo, ananas, pesca gialla molto matura, burro, pepe bianco e del citrico simil-buccia-di-arancia e forse altro…
Sorso forte, avvolgente e travolgente ma nel contempo snello nello, sapido, caldo e incredibilmente persistente.
Nudo e vibrante, sensorialmente struggente.
Uno di quei vini lasciati liberi di esprimere se stessi e il territorio senza mediazioni o enocosmesi.
Da bere a secchi, e… senza nessun ritegno!
Ageno La Stoppa 2012
Bevuto nel 2022 è la prova che 4 mesi di macerazione, e quattro anni tra bottiglia & barrique, servono.
Malvasia di Candia aromatica, Ortrugo e Trebbiano
Longevità e fuochi artificiali sensoriali difficili da elencare per intero.
In equilibrio sull’esile limes tra complessa piacevolezza, e il rischio del lavandino.
Le note ossidative, non per tutti sono un bonus.
Emozioni forti e ammalianti che, pur se in bilico sull’abisso dei sensi, non precipitano giù. Ecco.
Cromia da brandy invecchiato…
Naso di primari dirompenti di cotognata, chiodi di garofano e tabacco.
Con l’evoluzione, camomilla e note balsamiche riconducono “il volume” del tutto alla giusta e per certi versi incredibile armonia.
“Naturale” fino al midollo, non è per tutti, d’accordo, ma è… ammaliante!
Cascina Baricchi Piana dei fichi 2017
Dolcetto d’Alba
Rosso rubino quasi “tosto”, riverberi porpora.
Al naso è come ci si aspetta sia un Dolcetto, frutta rossa, alias lamponi, ribes e fragole. Con l’evoluzione, una gran bella nota vinosa e, un fondo di sfizioso pepe bianco appena balsamico.
Al palato avvolge quanto basta con un corpo medio ma equilibrato (gli amanti dei “vinoni” vadano altrove…).
Però, da subito è morbido, armonico, godibile e fresco quanto basta, anche per i tannini gentili.
Tecnicamente impeccabile, arduo trovargli un difetto che sia uno…
Va giù che è un piacere, c’è chi la chiama facile beva.
Sous le Végétal Octave 2019
Per questo Moscato di Samo “dati tecnici” e parole non bastano.
Una “follia” essenziale e barocca nello stesso sorso dove, trovate lo zampino di Patrick Bouju del Domaine la Boheme.
100% Moscato bianco à petites grains di Samo.
Terroir unico, biodinamica e permacultura in vigna.
Affina un po’ in cemento, il resto, in anfora. Zero filtrazioni e/o chiarifiche, niente enoporcate, zero solfiti aggiunti. Classifica di Gastrodelirio dei migliori vini naturali di inizio 2022
Non un difetto al naso, non uno in bocca
Giallo dorato, velature cangianti.
Salino & salato, percuote i sensi con pera, miele e un fruttato inverosimile.
Evolvendosi, spiazza ancora: finocchietto, alloro, citrico e spezie a me sconosciute.
Salinità, mineralità, corpo medio.
Spinta acida magnifica avviluppata al sommesso grip tannico.
Salino & minerale colma i sensi di gioia.
Raro e bellissimo…
Classifica di Gastrodelirio dei migliori vini naturali di inizio 2022
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?