Le seppie strecciate dalle reti delle barchette e vendute lì per lì sulla battigia al prezzo di spruzzi di nero e trattativa in dialetto acrobatico col pescatore, hanno un sapore diverso.
Ti fanno anche dimenticare il costo tipo supermercato del centro di Milano zona Duomo.
C’è anche da dire che il mio ragù di cefalopode fresco può raggiungere, e di solito raggiunge, vette gustative che, lo ammetto, a volte spingono quasi a commozione e stupore me e i miei commensali.
A parte l’innata e indiscutibile modestia del sottoscritto, il connubio tra questo intingolo e un buon spaghetto ruvido e nervoso, rende la vita dura a qualsiasi vino che, generalmente, si schianta rovinosamente di fronte a questo giubilo di pomodoro e mare.
E quindi, qualche giorno fa, forchetta alla mano, dovevo solo scegliere la bottiglia sacrificale.
Un po’ mi dispiaceva.
Sono molto affezionato a tutte le mie bottiglie!
Sceglierne una per consegnarla all’adunco, spietato becco di una seppia era difficile ma necessario.
Mi sono affidato alla scienza.
L’unica cosa da fare in momenti così essenziali.
Analisi e ragionamento.
Ragionamento e analisi.
Freddezza.
D’altronde anni e anni di studio su bottiglie e bicchieri avranno anche un senso.
L’uccellin dal becco rosso
è caduto giù nel fosso;
giù nel fosso non c’è più:
resti fuori proprio tu.
La scienza ha scelto.
Ineffabile e sicura.
Valle d’Aosta Dop Le Petit Prince 2017, pinot gris in purezza dell’azienda agricola Le Vieux Joseph di Ilaria Bavastro.
Bellissima bottiglia!
Romantica e letteraria.
Ma destinata, probabilmente, ad essere travolta dall’aromaticità entusiasmante della mia seppia in ragù.
E invece il pinot grigio della vignaiola eroica e solitaria Ilaria Bavastro tira fuori il carattere e la personalità sin dal momento dell’apertura.
Il tappo è integro e profumato e promette buone cose.
E al naso Le Petit Prince 2017 è immediatamente presente.
Non ha bisogno di troppo tempo per rivelare la sua fendente mineralità e i richiami erbacei e floreali di quella montagna scoscesa e solitaria addomesticata amorevolmente dalla passione di Ilaria.
Ho come la sensazione che la mia seppia farà amicizia.
I profumi si succedono con una chiarezza insolita e coinvolgente.
Fiori di nespolo, il limone, la pera non troppo matura, le erbe aromatiche e la pietra.
I fiori bianchi e l’erba delle strade di montagna.
E’ un vino che scandisce i suoi profumi con autorevolezza.
Il suo colore nel bicchiere è limpidissimo.
Paglierino brillante. Vivo.
Alcuni riflessi di un verde elegante ne preannunciano la freschezza gustativa.
Che si manifesta immediatamente al primo sorso.
Salino e minerale come le rocce su cui il vitigno si arrampica, Le Petit Prince 2017 è un vino netto anche al palato.
I gusti si avvicendano brillantemente.
Il miele. Quella nota agrumata che ne amplifica la bevibilità.
Eleganti richiami alla salvia , alla menta di campo e alla frutta fragrante.
Che dire.
Un vino a cui non abbiamo concesso il tempo di evolvere per la facilità con cui si fa bere.
La persistenza degli aromi, la freschezza spiccata e il corpo croccante fanno del Le Petit Prince 2017 un pinot grigio ideale per assecondare e sostenere piatti di pesce dalla forte personalità e quindi anche la mia seppia in ragù, esaltata da questo vino dritto e tagliente.
Ovviamente, inutile precisare che il Le Petit Prince 2017 della azienda agricola Le Vieux Joseph di Ilaria Bavastro è uno di quei vini che piace a noi.
Artigianalità estrema, fatica, niente chimica in vigna e in cantina, fermentazioni spontanee, affinamento di circa un anno in acciaio e nessuna filtrazione.
Specchio di una viticultura eroica senza retorica che restituisce esattamente nel bicchiere il lavoro e i 700 metri di altitudine sui quali crescono le viti ad alberello di Ilaria Bavastro.
Ne abbiamo lasciato giusto un sorso per accompagnare la scarpetta, sublime chiosa a cotanto desco.
Beh, io ho cucinato….
Per lavare i piatti non resta che affidarsi ancora una volta al rigore della scienza…
Ci son tante fragoline
tutte rosse e piccoline,
ci son tante pecorelle
tutte bianche e tutte belle,
ci son fiori nei giardini,
ci son tanti pesciolini.
Tutto questo sai perché?
Ora tocca proprio a te!
Stefano Capone
Stefano Capone