Per trovare chi ancora racconta e pondera in dettaglio sensazioni e opinioni su un vino, in parole povere fa “critica enologica”, positiva o negativa essa sia, bisogna scandagliare davvero a fondo i motori di ricerca…
Inoltre sul web, fuori dai “magazine” deputati, cercando opinioni (e non comunicazione) su qualche azienda, o nello specifico di un preciso vino, spuntano quasi solo link commerciali, e rarissime voci indipendenti, mai fatto caso a questo?
Non solo, nel campo enogastronomico è in atto una scriteriata corsa ad abbandonare la parola scritta, e i pochi che ancora ne fanno uso sui social, spesso fanno a gara a banalizzare all’estremo il messaggio, viste le tante foto di bottiglie dove le “opinioni” sono solo poche parole alate buttate a caso, o qualche emoticons, tanto che viene il dubbio se il tal vino sia piaciuto o meno…
Certo, i social sono immediati, soprattutto quelli dove la “mission” è affidata solo alle foto, ma anche decisamente effimeri rispetto a una pagina web, che se indicizzata per bene, farà bella mostra di sé per anni…
Così, visto che fino la decima pagina del più noto motore di ricerca del vino di questa sera non ho trovato ne’ opinioni ne’ nessuno che racconta in maniera articolata e indipendente (per confrontarla) la sua esperienza, mi tocca scriverne…
I Crearoi Veneto Bianco IGT Monte dei Roari
Partiamo che è un Triple A, per me una garanzia (vi assicuro che per questa affermazione il signor Velier non mi paga!)
I Crearoi di Monte dei Roari è il classico bianco di territorio, in questo caso quello delle delle colline moreniche di Valeggio sul Mincio (VR), non lontano dalla parte bassa della riva veneta del Lago di Garda, zona Bardolino per intenderci.
Il territorio (e la storia enologica di questo) qui sono raccontati dall’uso di Garganega, Trebbiano e Trebbianello raccolti a mano in tempi diversi, a seconda del grado di maturazione, con alcune di queste uve, appassite in cassetta per 20-30 giorni per poi essere unite alle altre.
Acciaio, botti di cemento o anfore, a seconda del vitigno.
Fermentazione spontanea con pied de cuve.
Sulle fecce fini per 12 mesi, ripetuti battonage, niente chiarificazioni & filtrazioni, e uso minimo di solfiti aggiunti.
In parole povere, solo il quid giusto di “mestiere” per ben interpretare il terroir senza enoporcate, evitando appiattimenti sensoriali che omologherebbero anche questo vino alle mille e più eno-banalità che ammorbano i calici del nuovo millennio.
Ai sensi I Crearoi di Monte dei Roari esordisce in calice con un giallo paglierino quasi limpido e dai bei riflessi dorati, mentre al naso regala subito un non massiccio ma ben leggibile refolo di fiori bianchi che, con l’evoluzione, virano verso accenni di vegetale e pietre calcaree umide.
Al palato è mediamente avvolgente, giusto di corpo ma anche fresco e di buona sapidità.
Il finale non lunghissimo, pur confermando le impressioni di partenza, regala una ulteriore crescita delle sensazioni di vegetale, e in più indizi vanigliosi che ben rifiniscono la dotazione sensoriale.
Insomma, un bel bere che narra senza orpelli di chi lo fa e del territorio, e… che per fortuna ci ha fatto dimenticare l’amarezza di un piattone di (tristi) scampi saltati in padella, spacciatici per freschi, in realtà molto probabilmente decongelati.
Capita…
Azienda Agricola Monte dei Roari
Località Monte Mamaor
37067 – Valeggio su Mincio (VR)
Tel. 3397825418 –
I Crearoi Veneto Bianco IGT
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?