Interrogativo che da un po’ mi frulla in testa, nonostante con il vino naturale sono smaccatamente di parte, e non lo nascondo.
Si, enoicamente parlando, bevo (quasi) solo “vini naturali”, un mondo che mi affascina e che conosco abbastanza bene nelle sue molte sfaccettature.
Scelta libera, ponderata e consapevole.
Non solo per gli aspetti sensoriali, ma anche per l’etica che c’è (o dovrebbe esserci…) dietro, ma con il distinguo di non essere sterilmente estremista come alcuni, che sminuiscono o ridicolizzando il lavoro di chi sceglie di operare in maniera differente da come piace a loro.
Si, se proprio non trovo naturali sul mio percorso, me ne faccio una ragione e bevo “convenzionale”, magari optando per quel che (per me) è meno peggio…
Fatta questa premessa, passo subito al punto.
Negli ultimi tempi, nei miei assaggi di vini naturali, soprattutto di nuovi e nuovissimi produttori, buoni e meno buoni, ho notato in più di un caso prezzi ingiustificatamente alti, per nulla commisurati a quel che c’è in bottiglia.
Punto.
Detto nudo & crudo… e fermo restando nella mia granitica stima per i “padri nobili” del vino naturale nostrano (e non…) che producono veri capolavori in bottiglia dove il prezzo è giustificato dalla qualità, (e commercialmente da una richiesta superiore all’offerta), ho notato che sul mercato opera una nuova generazione di produttori probabilmente entrati nel settore non per etica o per convinzione, ma solo perché visto il trend in crescita, hanno subodorato un forte “retrogusto” di quattrini.
Quello dei “vini naturali” è un mercato decisamente polverizzato, ma per numeri ormai non è più marginale.
Si, e per chi non se ne fosse accorto, il “vino naturale” inizia “a tirare”, anzi, va quasi di moda.
Per carità, di questo ne sono strafelice, e mai demonizzerò chi persegue il giusto profitto, ci mancherebbe!
Ma, è un dato di fatto che certi (per fortuna mica tutti eh…) produttori e neo-produttori “naturali” non si fanno tanti scrupoli a mettere sul mercato i loro vini a prezzi decisamente alti, non giustificati neanche dal fatto che produrre “naturalmente” e per piccole quantità senza economie di scala, costa di più.
No, semplicemente sono vini, che pur se naturali non hanno un prezzo commisurato alla loro qualità.
Punto.
Credo che più di qualche enotecaro naturale sarà d’accordo con me.
Intendiamoci, non colpevolizzo tutta una benemerita categoria alla quale auguro una rapida crescita a due cifre, però, trovo ben poco etico che vini oggettivamente modesti o poco più che corretti, solo perchè prodotti “naturalmente” sono venduti a cifre improbabili, magari usando come foglia di fico un marketing bene azzeccato che vende simpatia & naturalità come valori aggiunti, dimenticandosi però della qualità (e in qualche caso dei difetti veri e propri).
certi vini naturali costano un po’ troppo
Ma… anche altri vini, in questo caso prodotti da gloriose aziende del “naturale”, in virtù del loro (meritatissimo!) successo, iniziano a costare di più rispetto a pochi anni addietro, quando queste stesse aziende non erano ancora così affermate.
Ma in questo caso, è di nuovo il mercato… richiesta/offerta.
Sarà, ma il vino naturale è (o dovrebbe essere) anche etica – di questi tempi una parolaccia – e non solo in vigna e cantina.
Cui prodest?
certi vini naturali costano un po’ troppo
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Indubbio che ci sia chi ci marcia, spesso mi è capitato di bere naturali che tutto sommato se fossero costati meno avrebbero avuto il loro giusto posizionamento, tanto più se fatto il raffronto con i naturali francesi (prezzo online da sito francese sia chiaro).
Assolutamente d’accordo!
Mi permetto di farle qualche piccola considerazione. Io vinifico solo le uve che produco, tutta la produzione e’ certificata biologica , solforosa 40/60 ed uso lieviti selezionati. Sono orgoglioso dei miei prodotti perché seguo tutta la filiera con scrupolo e coscienza e posso garantire sulla genuinita’ del mio vino (al di là della certificazione). Ormai in tanti proclamano i loro vini “artigianali e naturali “ , ma questi vinificano solo le loro uve? Coltivano in maniera biologica? Curano direttamente tutta la filiera? Io personalmente ne conosco tanti che comprano uva da terzi (senza sapere come e’ stata coltivata) , non sono in regime biologico, ecc.. e probabilmente non usano lieviti (siamo certi?). Tutto cio’ e’ onesto per il consumatore ignaro? Io preferisco i miei vini “naturali”.
Buongiorno signor Chiappetta e grazie per il suo commento.
L’articolo non è incentrato sul concetto di “naturalità” (o meno…) ma solo sui prezzi esorbitanti che QUALCHE produttore “naturale” chiede per i suoi vini a fronte di una qualità discutibile e in certi casi mediocre.
Riguardo la questione lieviti, mi permetto di ricordarle, che uno dei paletti invalicabili che mette tutti d’accordo sul “vino naturale” è proprio l’utilizzo di cosiddetti “indigeni”, e le posso assicurare che un palato ben rodato in buona parte dei casi è in grado di capire se per un tal vino sono stati utilizzati lieviti selezionati o indigeni…
L’uso di uve comprate da terzi invece, invece sarà il tema prossimamente di un altro articolo a riguardo, e la ringrazio per lo spunto a trattare l’argomento.
Con i migliori auguri e l’apprezzamento per il suo lavoro, cordialmente la saluto.