Di Serena Manzoni
Mi aggiro per i corridoi del supermercato. Ormai sono diventata bravissima. Mentre Fabio fa la fila al banco del fresco, io mi muovo sicura alla ricerca del necessario cercando di scovare qualche prodotto locale nella selva delle merci, e devo dire che qualche volta ci riesco. Allo scaffale dei vini un’occhiata veloce, quasi per abitudine.
Ed ecco che mi spunta una bottiglia di una grande cantina, che propone una bottiglia nuova: vino biologico dice l’etichetta, con tanto di certificazione. Era da tempo che cercavo il modo di dare il via ad una rubrica per Gastrodelirio: la piccola biblioteca gastrodelirante mi frullava per la testa, ma non riuscivo a farla partire come volevo io, ed ecco che l’occasione mi si presenta su di un piatto d’argento! Ma che c’azzecca con il vino biologico della grande cantina? C’entra eccome perché il libro che ho tra le mani e che vorrei farvi leggere è “Contadini per scelta. Esperienze di nuova agricoltura” di Giuseppe Canale e Massimo Ceriani, edito da Jaka Book.
Il volume raccoglie una serie di interviste a persone che hanno deciso di fare agricoltura contadina, contrapposta all’agricoltura industrializzata riattualizzando esperienze e saperi tradizionali in un’ottica moderna. Dalle interviste ai nuovi contadini traspare rispetto per la natura e per i territori, lavoro spesso duro, passione e competenza, cultura. In quasi tutte le esperienze lette si parla della commercializzazione dei prodotti spesso effettuata attraverso metodi diversi dalla Grande Distribuzione Organizzata, attraverso il contatto con i GAS, vendite in mercatini biologici etc… La conoscenza tra produttore e consumatore diventa un momento fondamentale, così come la creazione di reti. Si parla molto anche di burocrazia, di certificazioni e di contraddizioni, di finanziamenti europei e non e di tutte le difficoltà per sopravvivere nel mercato.
Ed ecco che ritorna la bottiglia biologica della grande cantina, che non imbottiglia soltanto vino biologico. Sicuramente negli ultimi tempi si è ampliata la sensibilità verso l’ecologia, l’alimentazione e un metodo di produrre alimenti in modo più sano e pulito, e questo è sicuramente un bene. Ma viene spontaneo pensare che questo debba essere fatto senza compromessi e per convinzione, e non per motivi di mercato, le cui richieste sono quasi sempre inconciliabili con le esigenze e i metodi di lavoro dei contadini intervistati. Per fare un esempio banale, riportiamo la richiesta da parte della grande distribuzione di avere frutta biologica bella per l’esposizione, non ammaccata, perfetta per l’occhio, di noi che ci aggiriamo sicuri nel supermercato, mentre Fabio fa la fila al banco del fresco, con un numeretto in mano.
Altre informazioni sul libro – http://www.jacabook.it/ricerca/schedalibro.asp?idlibro=3804
Serena Manzoni
Purtroppo la grande distribuzione presenta diversi volti.
A costo di sembrare oliticamente scorretto, devo dire che onestamente nella fascia media e alta dei supermercati si trovano fortunatamente ottimi prodotti, e anche a prezzi onesti, basta saper scegliere!
Ma più di tutto mi preme di raccontare una mia esperienza.
Per un po’ di tempo sono stato un membro di un GAS, e nonostante la forte spinta ideologica che mi ha incanalato in questo percorso, sono rimasto molto deluso dall’esperienza. deluso perchè anche discutenndo con amici di altre città, ho avuto modo di riscontrare certi GAS (non tutti pero’…) sono diventati tristi paraventi di attività commerciali, a causa di gestioni francamente discutibii, e sia sulla scelta dei prodotti (guarda caso: sempre e comunque di certi produttori parenti o con legami economici con chi chi gestiva il tutto), sia sulle quantità minime di acquisto, e sul concetto di Km zero bellamente sbeffeggiato in base alle convenienze e simpatie. Ma è possibile che in Italia si riesca sempre a distruggere le belle idee a causa di voler fare sempre… “gli Italiani”????
Deluso di tutto questo, ora preferisco (quando posso) andare di persona e con famiglia da produttori conosciuti e di nicchia, e di comprare in azienda solo quello che più ritengo opportuno e preferito, senza obblighi di sorta…