Vicino casa mia c’è un frantoio.
Non un frantoio “old style” dove rancido e morchia pregnano ogni cosa, ma un moderno, pulito ed efficiente (benchè piccolo) frantoio a ciclo continuo, curiosamente ubicato in pieno ambito urbano, di fianco un centro commerciale.
Logicamente in autunno ferve l’attività.
I tanti che hanno ancora qualche fazzoletto di terra con piante di olivo, insieme a quelli che invece producono quantità più ragguardevoli a fini commerciali, fanno la fila per far molire le loro olive.
In Italia, negli ultimi anni la qualità organolettica e sensoriale dell’olio di oliva, nonostante le “sacche” di resistenza alle nuove tecnologie, le innumerevoli truffe e l’importazione incontrollata di olio e olive di bassa qualità dall’estero è migliorata, anche se certe (improbabili) bottiglie di olio vendute a pochissimi euro in certi supermercati mi intristiscono, molto. il buon olio del mio piccolo oliveto.
Una volta l’anno, una visita a questo frantoio, con la scusa di salutare e prendere un caffè con il mio amico “A”, piccolissimo produttore impegnato a far frangere le sue buone olive, me la concedo.
Così, osservando con attenzione, mi sono reso conto che, in special modo tra molti degli autoproduttori casalinghi, il tanto decantato mito del “buon olio del mio piccolo oliveto” spesso è solo una leggenda, anzi, forse non è mai esistito…
Almeno in questo caso, fotografie alla mano, è la materia prima quella che più lascia a desiderare.
Dopo mezza giornata passata a spulciare come un detective tra i cassoni delle olive in attesa di essere molite, almeno per quanto visto in questo frantoio, mi sento di affermare che buona parte delle olive che ho visto, non dovevano proprio arrivare alla molitura… vista la vera e propria caterva di difetti e cattive pratiche alle quali sono state sottoposte che, inutile dirlo, si ripercuotono sulla qualità dell’olio…
Questo non per colpa del frantoiano, che si limita a fare (molto bene) il suo lavoro, ma per la cattiva coscienza e l’ignoranza di chi porta alla molitura olive in stato deprecabile, e che per ignoranza non si fanno tanti problemi a utilizzare per il loro olio olive in gran parte buone solo per la pattumiera.
Così, ecco a voi, una decisamente inusuale per www.gastrodelirio.it, cioè… una galleria fotografica degli orrori di (certi…) olivicoltori, con (fortunatamente!) anche qualche caso di buon prodotto…
(Perdonate le unghie non troppo pulite, chi lavora in campagna capirà)
Così, ecco a voi una galleria degli orrori dell’olivicoltura, con (fortunatamente!) anche qualche caso di buon prodotto…
olo oliveto
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?