Speravo di essermene liberato visto che non ne sentivo parlare da decenni.
Invece…
Veloce salto fuori dai patri confini, per caso sbircio in bacheca il menù di un ristorante presunto Italiano, e… cosa trovo?
La pasta alla Faruk, risorta come Lazzaro e nientedimeno che… declinata con i garganelli, che con la Faruk non c’azzeccano nulla, direbbe un ex magistrato molisano.
Ma che diavolo è ‘sta Faruk, in origine spaghetti alla Faruk? (per pronunciare il tutto per benino si scrive così: Fārūq) – provateci!
Partiamo dal nome: Faruk.
Questo signore di professione era il Re d’Egitto.
Nel 1952 è detronizzato da un colpo di stato capitanato dal più Noto Abdel Nasser.
Così, il povero (eufemismo…) Faruk è costretto a fare i bagagli, logicamente molto pieni (si dice…) dopo essere passato per le casse dello stato.
Salta a bordo del suo yacht reale “El-Mahrūsa” e approda in Italia.
Esilio gaudente e spendaccione nella Roma del tempo dove, iniziava la dolce vita.
Purtroppo Re Faruk la dolce vita non l’ha goduta in pieno, perché morto anzitempo a soli 45 anni alla fine di una ricca cena nel suo ristorante preferito.
Ecco, il cibo.
Il buon Re Faruk pare fosse un gran crapulone…
Povero re!
– E povero anche il cavallo!
– Ah, beh; si’, beh.
(cit. Enzo Jannacci)
Un giorno, per quegli strani casi della vita, l’ex sovrano approda (chissà come…) a Francavilla al mare, in provincia di Chieti sulla costa abruzzese, e lì in suo onore Narciso Bonetti, all’epoca chef del ristorante La Nave, inventa… la Pasta alla Faruk, appunto.
Su quali siano i veri gli ingredienti della ricetta originale inventata in onore del sovrano egiziano girano molte versioni.
La più verosimile pare questa: spaghetti, scampi, mazzancolle sgusciate, panna fresca da cucina, zafferano in polvere e pistilli, peperone rosso, vino, acqua e aglio…
Però, negli “anni ruggenti” della Faruk, sotto questo nome ho visto e assaggiato mille varianti.
C’è chi si limitava a pasticciare in giallo degli scampi e a chiamarli scampi alla Faruk.
C’è chi al posto dello zafferano furbescamente usava la curcuma (lo zafferano costa, e all’epoca la curcuma non era ancora di moda), e c’è stato anche chi in un soprassalto di sconsiderata creatività, ha aggiunto alla Faruk “originale” brandy e vari altri ittici, per non parlare del succo di limone, delle cipolline e di tutto e di più…
Però, il primo premio alla corsa all’emulazione va a tutti quelli che, sfruttando l’onda del momento, cambiavano di nome i semplici “spaghetti allo scoglio” che con una spolverata di curcuma (per meglio dire “pasticciata”) diventavano “alla Faruk”.
Chissà se Faruk (il monarca) avrebbe approvato…
Sulle tavole Italiane, la pasta alla Faruk ha goduto di una discreta popolarità fino gli anni ‘80 del secolo scorso, specialmente in Abruzzo, dove ha visto la luce.
Giusto giusto allora, muovevo i miei primi passi nel mondo del cibo e così, ho fatto giusto in tempo ad assaggiarla più volte, rimanendone però decisamente deluso.
Diciamocela: se negli anni dai ‘60 agli 80’ del secolo scorso un piatto come la pasta alla Faruk ben esprimeva i discutibili canoni del gusto del tempo, nel nuovo millennio risulta solo irrimediabilmente datato.
Questo, sia per la struttura sensoriale troppo arzigogolata, sia per la troppo ostenta cromaticità giallognola, quantomeno discutibile.
Insomma, quaranta e più anni addietro la Pasta alla Faruk era (ancora…) una leccornia, proprio come lo erano le banali pennette alla vodka e i sempre “indecenti” tortellini panna prosciutto & piselli…
Come cambiano le cose!
Però, e per quanto so, in versione “rivisitata” la Faruk resiste ancora ancora in qualche ristorante.
Testimonianza gastro-archeologica, del tempo che fu.
In questo caso, la cosa almeno dal punto di vista filologico ci sta tutta.
Ora però, osservate con attenzione questa immagine.
Sono gli ingredienti della Faruk che di recente ho incrociato sulla mia strada.
Perdonatemi la scarsa qualità causa cellulare, flash & vetrina, e meditate invece su che razza di “mostri” indecenti riesce a generare (in certi casi…) la cucina Italiana fuori dai nostri confini…
Un piatto, già controverso e “datato” come la pasta alla Faruk, subisce ulteriori oltraggi strapazzato con i Garganelli e l’aggiunta di funghi, curry e altre robe.
Per non dire del “tocco di classe” dell’essere saltato alla fiamma con liquore all’anice e i pomodori.
Un vero e proprio “papocchio” no?
Al peggio non c’è limite!
Povera cucina Italiana… e povero Re Faruk che da buon testimone del suo tempo, non avrebbe certo gradito il suo nome accostato a questa orrenda, indecente e sgangherata versione del piatto creato in suo onore!
P.S. – Giusto per la cronaca, pare che le ultime parole pronunciate dall’ex sovrano siano state queste: «Nel XXI secolo resteranno solo cinque re: quelli dei mazzi di carte e l’inquilino di Buckingham Palace», più o meno ha indovinato…
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Evidentemente i clienti di allora non capivano una mazza….o forse non capiscono una mazza quelli di oggi…
Sono chef e la mia gavetta è iniziata propio a metà anni 80…spiace che tanti sproloquiano sui primi pasta anni 80…in effetti in quel periodo i ristoranti erano sovraffolati e si lavorava nelle cucine con soddisfazione…poi arrivò negli anni 90 vissani che “sputò” su tutto ciò che era stato fatto prima…poi arrivò craccò che sputò su vissani…poi barbieri che sputò su cracco…poi locatelli che sputò su tutti…povera cucina italiana….
Bhe io li ho serviti tra gli anni 70 e 80 e facevano Figo. Oggi a distanza di anni li faccio ancora ma x pochi con il procedimento diciamo “Originale”.. Un po’ laborioso ma di buon effetto
Ho lavorato alla nave e al ristorante (casamia) da bonetti correva l’anno 1969/1971,conosco bene la ricetta.ho lavorato con bonetti × 20 anni poi e morto nel1983.
Pagine di sproloqui e nemmeno gli ingredienti o una foto decente. ♂️
Senza contare gli “insulti” ai piatti del passato che tutti quelli di una certa età hanno gradito
Quaranta anni fa potevano passare per una novità.
Ora, come piatto, sono veramente datati e sbrindellati dal punto di vista dei sapori.
Fino pochi anni fa, li faceva ancora un ristorante dalle parti di Montesilvano, ma il nome non mi sovviene.
In effetti gli spaghetti alla Faruk sono sempre stati un piatto piuttosto schifoso…