Di Donatello Rinaldi,
Quando scopriamo chicche enologiche, la tendenza è quella di tenerle per sé, o al massimo di divulgarle solo in rare occasioni per fare bella figura.
Non sono di questo parere, al contrario diffondo il verbo, pardon il vitigno, quando lo trovo di particolare carattere e spessore come in questo caso.
Finalmente ho potuto dedicare una serata, con alcuni collaudatissimi amici, proprio alla Vespolina in purezza.
Facciamo qualche passo indietro.
Non essendo novarese di nascita, ma di adozione, ho iniziato ad esplorare vini a me sconosciuti come un giovane Livingston nelle colline Novaresi una quindicina di anni or sono.
La prima sensazionale scoperta fu proprio la Vespolina in purezza, ed è stato subito amore.
Si lo so, enologicamente parlando mi innamoro troppo facilmente.
Il vitigno vespolina è noto a tutti come parte indivisibile della santissima trinità dell’uvaggio tipicamente novarese, insieme all’uva rara ed al nebbiolo (o Spanna come viene chiamato da queste parti).
Bella scoperta direte voi?
Certo!
Questo vitigno, per molti tratti somigliante anche geneticamente al nobilissimo fratello maggiore Nebbiolo è straordinario anche da solo!
E’ indegno limitarlo al taglio solo perché la concezione ancestrale è tale.
Se queste uve, vengono rispettate e valorizzate da sole, il risultato è straordinario!
Già il nome è emblematico: i grappoli, data la loro dolcezza, sono preferiti dalle vespe, e da qui il nome Vespolina.
Fatevi stupire da questo vino incredibilmente intenso nel colore e nei profumi, che vi farà innamorare proprio la sua nota aromatica dal tratto marcato di spezie.
Si, perché nella Vespolina in purezza è presente in modo molto intenso il rotundone, che non è l’ultimo vezzo dei miei amici architetti per un nuovo concetto di viabilità, ma la molecola responsabile dell’aroma speziato in particolare di pepe nero.
Volete fare bella figura con gli amici?
Vado avanti.
Questa molecola, come tutte quelle aromatiche si sviluppa in processo lungo durante il tutto ciclo vegetativo della pianta, e risente più di altre dello sbalzo termico giorno/notte e di quello dell’annata nel complesso.
Traduco: più ha fatto freddo durante la stagione produttiva e maggiore sarà la presenza della molecola, e quindi del sentore di pepe!
Per dovere di cronaca devo citare anche altri vitigni che la contengono in modo importate: primo fra tutti lo Shiraz ma anche lo Schioppetto, il Groppello, la Pelaverga ed altri.
Oggi, sono molti produttori dell’Alto Piemonte ai piedi del Monterosa, che doverosamente e intelligentemente propongono questo vitigno in purezza. Lo hanno elevato al rango di altri nobilissimi vitigni, perché si tratta di un campione e non di un gregario.
Da qui, la degustazione di campioni di al 100% di uva Vespolina che aspettavo da tempo, e che è stata comunque una sorpresa anche per chi come noi li aveva già degustati in modi e tempi diversi.
All’unisono, durante la degustazione, abbiamo dovuto riconoscere l’interpretazione unica del terroir e della visione dei produttori, ognuna personalissima, e fortunatamente fuori da qualsiasi omologazione e preconcetto.
Solo un piccolo particolare non torna: la Vespolina di oggi è il Vespolino citato nel primo viaggio del 1968 da Mario Soldati: in “Vino al Vino”?
Siamo dunque di fronte ad un cambio di genere da parte di un vino?
Probabilmente sì, possiamo perdonarlo, ormai davanti al cambio di sesso non si formalizza più nessuno!