Di Fabio Riccio,
Dietro le apparenze impeccabili di più di un “degustatore professsionale” di vino, di quelli in giacchetta, gonna o parannanza d’ordinanza, talvolta si nascondono agenti “sotto copertura” di aziende vinicole e/o distributori.
Dal vino al cibo, si fanno notare per la frenesia con cui organizzano incontri, serate e pseudo-degustazioni, dai temi a volte pretestuosi, a volte inverosimili.
Tipo… “Il Gattinara e le alici bianche dei Caraibi”, “i Vini della Nuova Zelanda incontrano i Lampascioni della Daunia”, oppure “La Bagna càuda e gli IceWine della Svizzera Romanda” etc etc.
Senza far polemica, troppo spesso l’unico motivi di molti di questi incontri (senza contraddittorio) è solo far marchette per vinetti noiosi e modaioli, spacciandoli per capolavori, secondo piacere, per meglio dire, secondo provvigione…
Tutto va bene per attrarre gente, e per far scivolare nelle tasche qualche biglietto da cento (extra…) agli incravattati organizzatori…
In questi consessi, tutto quel che è smagliante, glamorous e patinato in un vino di sicuro lo trovate.
Tutto quel che è sensazioni, amore ed emozioni quasi sempre no.
Partiamo da questa ipotesi…
Ecco, un vino che difficilmente troverete in questi incontri, per fortuna l’ho incontrato giorni addietro.
Gran bel vino, semplice, buono e lineare.
Un vino che forse non cambierà il corso della storia enologica, ma che è riuscito a farmi stare molto bene, la cosa più importante.
Credetemi: c’è un disperato bisogno di vini così…
Bianco le Coste, azienda Le Coste di Gradoli sul lago di Bolsena, per intenderci quella del celeberrimo “litrozzo”…
Etichetta minimale, zero denominazioni, manco il classico “vino da tavola”, e per quel che mi risulta, anche in vigna quelli delle Coste pur lavorando in maniera pulitissima e rispettosa non hanno (per scelta?) nessuna “etichetta” o certificazione.
Bianco.
Vino… Procanico (alias Trebbiano Toscano) in prevalenza, ma anche Vermentino, Greco antico, Malvasia di Candia, ed altre varietà locali.
Un bel succo d’uva (ben) fermentato, tutto qui.
Al calice il Bianco le Coste è di un giallo robusto che vira sull’ambra.
Opaco e carico quanto basta, non nasconde che al lavoro delle bucce quelli delle Coste ci credono sul serio.
E così, al naso subito c’è uno scoppiettio di frutta gialla che si attorciglia a sentori vulcanici e alla bella acidità.
Pochi minuti nel calice, e il Bianco le Coste diventa sensorialmente capriccioso, camaleontico, vista anche la buona spinta acida che sorregge la struttura, enfatizzandone la complessità.
Ancora… Mandorle, pesche, nocciole e fiori gialli, e un singolare richiamo di mela annurca…
Ogni minuto nel calice dona cose nuove.
Al palato invece il Bianco le Coste grida che va preso così com’è, quindi, per alcuni un po’ antipatico, per me meraviglioso.
Anche qui mandorle, ma amare, e percezioni di frutta a polpa gialla, ma con in più quella pienezza ruvida, calda e vibrante (rara a trovarsi) che avvolge ed eccita anima, lingua e palato.
Il finale, senza giri di parole e dispendio di aggettivi, è semplicemente lungo ed emozionante…
Il Bianco le Coste a mio giudizio è il “complice perfetto” quando ci si ingozza pesci e crostacei cotti, ma senza o con poco pomodoro crudo (due diverse spinte acide sarebbero troppe), ma non mi spiacerebbe provarlo con qualche formaggio “impegnativo & stagionato”.
Però, è anche da bere così com’è, quasi da contemplazione, e non solo a fine pasto, perché il Bianco le Coste è prima di tutto un vino che va giù che è un piacere.
Un assioma questo.
Tutto il resto, è solo aria fritta.
Notizie, schede tecniche, come è fatto etc etc…
La rete ne è piena, usate Google, no?
Difetti?
Ridotto, volatile, cane bagnato, ananas fermentato, puzzette varie?
Non pervenuti.
Pregi?
Tanti, ma uno in particolare su tutti: il Bianco le Coste è un vino bello.
Si, anche un vino può e deve essere bello.
Provatelo!
Azienda Agricola LE COSTE
Via Piave, 7,
01010 – Gradoli (VT)
Tel. 328 792 6950
lecostedigradoli@hotmail.com
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?