Di Mimmo Farina,
Di questi tempi va di moda il protezionismo. E diciamolo!
La globalizzazione che li ha lacerati! Il padrino e la cucina all’Italiana
Non ne possiamo più di improbabili pizze al kebab o di, altrettanto agghiaccianti, panini burro e prosciutto cotto!
Oggi, cari gastrodeliranti, mi sento retrivo e salviniano come non mai.
Ho voglia di proteggere il nostro made in Italy dalle imitazioni estere.
Ma quale tofu, che ce ne dobbiamo fare dei wurstel di teutonica importazione?
Difendiamo i prodotti tipici della nostra nazione!
Tra questi, non pare nemmeno il caso di sottolinearlo, abbiamo anche la criminalità organizzata.
Come sappiamo la piovra, altro prodotto alimentare, avvolge saldamente tutto lo stivale.
Il nord, che si riteneva immune, ha scoperto il piccante bacio della ‘nduja.
Il centro si barcamena tra i due estremi ed il sud, non solo nell’immaginario collettivo, ha offerto il maggior prodotto di esportazione.
Tanto che, nel 1972, un figlio di immigrati lucani, Francis Ford Coppola, fece le sue fortune cinematografiche raccontando la storia romanzata di Vito Genovese. Il padrino e la cucina all’Italiana
Dall’eponimo paesino di Corleone, nel palermitano, fino alla discutibile ascesa in quel di New York.
Una storia truce ed immorale, eppure molto italiana ed anche americana. Un esempio di meritocrazia e valori.
Per quello che interessa a noi, comunque, nel Padrino il rapporto col cibo è quantomai profondo ed intrecciato. Il padrino e la cucina all’Italiana
Maccheroni al sugo, luculliani banchetti nuziali, che fanno da sfondo a proposte che non si possono rifiutare, veglie funebri in cui il cibo è sempre presente.
Del resto basterebbe pensare alla stazza elefantiaca di Marlon Brando per capire che il giovane Vito, pur se uomo d’onore, ha tutt’altro che disdegnato i piaceri della tavola.
Anche l’irascibile figlio Sonny (James Caan) si avvia sulle corpulente orme paterne, mentre apparentemente più misurati sono Fredo (John Cazale) e soprattutto il mefistofelico Michael (ma davvero vi devo ricordare che parliamo di Al Pacino?), misurato a tavola, ma spietato e determinato negli altri ambiti, oltre l’immaginazione dei suoi familiari.
Torniamo al cibo comunque.
Tra le molte scene citate, quella più interessante è, forse, quella in cui il soldato Clemenza spiega a Michael come fare il ragù per la pasta, in previsione di “dover andare ai materassi”, espressione preludio di una guerra tra bande.
In questa situazione, prosegue il picciotto, le donne vanno tenute lontano, al sicuro, quindi gli uomini devono imparare a far da sé, diventando padre e madre per una ventina di figli.
Aglio, “tomato” e conserva, salsiccia e pulpetta, vino e un pizzico di zucchero. Et voilà la ricetta di Clemenza per i tempi di guerra è bella e fatta. Il padrino e la cucina all’Italiana
È una ricetta che rimanda immediatamente all’Italia meridionale, anche se ha più del napoletano che del siciliano.
In ogni caso non vorrete mica offendere la famiglia Corleone rifiutando un gastrodelirante invito a cena (con delitto)?
Il padrino e la cucina all’Italiana