Di Fabio Riccio,
Sarà sfortuna, sarà altro, ma pur bevendo in assoluta prevalenza “vini naturali”, negli ultimi mesi ho fatto davvero fatica a incrociare qualcosa in calice che mi emozionasse.
Ho incrociato troppi vini, spesso vinetti, magari etici, puliti & “naturali” al 100% ma poco o per nulla emozionanti.
L’equazione “vino naturale” = vino per forza buono, non fa per me.
Le due uniche discriminanti nel giudicare un vino (per me) rimangono in primis la piacevolezza complessiva, e poi la capacità di emozionare.
Tutto il resto, compreso l’abuso di tecnica, e le sterili posizioni ideologiche, non fanno parte del mio immaginario mentale e sensoriale.
Finalmente però, sere fa, in casa di amici durante una semplice e piacevole cena in campagna, in prevalenza carnivora e di altre cose più o meno “ruspanti”, è spuntato fuori dal cilindro il vino da emozione che tanto cercavo…
1877 Gamay Close de la Briderie
Come al solito un grazie va alla sempre valida Enoteca Cefalo di Campobasso, che nei suoi scaffali offre una gran bella selezione e anche qualche “chicca” del mondo del “vino naturale”.
Il mio il 1877 Gamay Close de la Briderie viene da li.
1877 Gamay Close de la Briderie, più che un vino una vera e propria spremuta di frutta (poi) fermentata.
Gamay noir di Borgonay al 100% (per intenderci lo stesso Gamay del Beaujolais, da non confondere con il Gamay del Trasimeno) da vigne messe su nel lontano 1877, in quel di Monteaux, neanche mille anime sulla riva destra della Loira.
Vincent Girault il vignaiolo, è un discendente di una vera e propria stirpe di vignaioli, e conduce la sua azienda rigidamente in biodinamico (e oltre…)
Modo di lavorare sia in vigna che in cantina assolutamente pulito, anzi: ancestrale. 15 Mg di SO2 totale, nessuna aggiunta, superfluo anche aggiungere che i lieviti sono indigeni, non selezionati…
Appena stappato all’occhio il 1877 Gamay Close de la Briderie è di un rosso granato, torbido quanto basta, evidentissimamente non filtrato.
Al naso parte subito fulmineo con una vera e propria saetta di fiori, frutta e tanta mineralità, con energia inusitata per un vino appena stappato.
Oltretutto, il 1877 Gamay Close de la Briderie che abbiamo in tavola, è un “giovanotto” del 2015, ma nonostante questo, si concede il lusso di note speziate e di pepe da far crepare di invidia tanti “Chateau” di grido con tanto di blasone (o più…) di nobiltà.
Anche al sorso, anche se con calici “non perfetti”, come prevedibile il 1877 Gamay Close de la Briderie non si smentisce.
Subito è una vera epifania di caldo, rassicurante e piacevole come non mai, magari un po’ terroso e un attimo di troppo avvolgente, ma sempre meravigliosamente bello.
Glu glu ed elegante (con forza) nel medesimo tempo.
Qualcuno a tavola al primo sorso ha azzardato un “buono come i vini di una volta”.
Di solito a questa affermazione non rispondo, e metto subito mano alla pistola, ma questa volta devo ammettere che la cosa ci sta tutta.
Gia… negli 11,5° di alcol e nel resto della bottiglia, c’è una festa di sensazioni da far paura per molteplicità e variabilità, per non parlare della bella evoluzione di tutto il corredo sensorio, una volta lasciato quieto il calice.
Il finale è lungo e molto avvolgente, dove le note speziate sono padrone assolute della situazione.
Come detto prima il 1877 Gamay Close de la Briderie è un giovanotto, e noi, incuranti dei sacri precetti di una certa enologia, lo abbiamo affiancato “brutalmente” a dei buoni Torcinelli di “scuola Abruzzese”, a una saporita salsiccia di fegato, e per finire a uno stinco suino, impeccabilmente cotto.
Il risultato per i sensi dei presenti è stato magnifico.
Il 1877 Gamay Close de la Briderie è convolato da subito a (liete) nozze con le carni e, cosa più importante, anche con il cuore di noi fortunati che lo abbiamo bevuto…
Come al solito, peccato a non averne preso un’altra bottiglia.
Se incontrate il 1877 Gamay Close de la Briderie sulla vostra strada, non lasciatevelo scappare, oltretutto ha un rapporto prezzo/qualità davvero commovente, cosa che dovrebbe far riflettere una certa parte dei pur bravi vignaioli “naturali” Italiani…
Clos de la Briderie
1 Bis Route de Seillac
41150 – Mesland – France
Tel. +33 2 547 02 547
contact@closchateaugaillard.fr
http://www.vincent-girault.com/
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?