Non so se ci avete fatto caso.
Ma… vi siete accorti che la befana non porta più (quasi…) il carbone per i bambini che durante l’anno hanno fatto i discoli?
A parte qualche temerario pasticcere che ancora produce artigianalmente del buon sano carbone dolce (spero senza il temibilissimo E153), ottimo da sgranocchiare anche per noi adulti, in giro non c’è quasi più traccia di questo nero dolce.
Basta fare un giro per i banchi della grande distribuzione, e ci si accorge che tra tutta la profusione di calze & calzette misura XXXXXXXL piene di dolci e cioccolatini, con annessa vecchina più scopa, non c’è traccia di carbone…
D’accordo il politically correct, d’accordo che i bambini di oggi vengono protetti parossisticamente da ogni minimo possibile turbamento, d’accordo pure il non traumatizzarli (ma di che?), però un po’ di sano carbone dolce ai pargoli del nuovo millennio non sarebbe male recapitarglielo, almeno come memento.
Il sottoscritto, figlio del “babyboom” degli anni sessanta, di carbone dolce ne ha spalato tantissimo invece.
Ma si sa, adesso sono le “mamme pancine” quelle che terrorizzate da qualsiasi cosa, quelle che fanno la musica, sono loro i veri “poteri forti”, sono più forti delle tradizioni e perfino della Befana!
Così, sia mai che Giacomino, otto anni, che oltre ad essere un perdigiorno conclamato a scuola, “per scherzo” ha scagliato il suo smartphone in fronte alla maestra ferendola, (12 punti di sutura, guaribile in 35 giorni) vede nella calza il carbone, anche se dolce.
Potrebbe rimanerne traumatizzato.
Rischia di diventare un assassino seriale.
Svilupperà istinti bestiali (forse già li ha…)
E così vai con il politically correct portato agli estremi del ridicolo senza il minimo senso critico, che porta pure ad eliminare dalle calze dell’epifania il carbone (dolce).
Peccato però.
Come sempre, e per le solite stupide angosce da mamma pancina e papà (troppo) amorevole, rischia di finire nel dimenticatoio un simpatico e tutto sommato innocuo rito, con il suo fondo di “morale”.
Eh… si: la befana non porta più carbone, anche lei si è piegata ai tempi, anzi: non chiamiamola più “befana”, potrebbe offendersi, è semplicemente una signora della terza età “diversamente bella”.
Il carbone nero però me lo sono comprato nella pasticceria vicino casa, che per fortuna lo fa ancora, e anche in versione rossa (ma che significato ha, qualcuno me lo spiega?), per sgranocchiarmelo con tutta calma.
Avrò fatto il cattivo?
Giudicate voi….
la befana non porta più il carbone
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?