Di Fabio Riccio,
Come sempre è tutta colpa del supermercato, quello (quasi) sotto casa mia.
Non so per quale strana congiunzione astrale, ma buona parte delle mie (gastro) invettive in quel luogo trovano ispirazione.
Anche, in questa torrida estate.
Qualche giorno addietro ho scoperto dell’esistenza di una nuova categoria, i salutisti da spiaggia.
Premessa: Termoli, poco più di trentamila anime, in estate raddoppia e più la sua popolazione, causa bagnanti & affini.
Facile immaginare il caos.
Termometri impazziti.
Asfalto sciolto.
Torme di gente in mutande & salvagente che vaga senza meta.
Già dal mattino sciamano i “turisti mordi e fuggi”, alias pendolari delle regioni vicine che si sciroppano centinaia di chilometri pur di ustionarsi al sole.
Una informe massa di bipedi, in gran parte ben poco dotati del ben dell’intelletto, in ogni caso sempre dalla carnagione bianchissima.
Prima di occupare ogni centimetro quadro di lidi e spiagge varie, celebrano però il rito di far la spesa al supermercato.
Volete mettere voi il gusto di fare la spesa “in trasferta”, rispetto al classico pane e frittata portato da casa avvolto nella carta stagnola da mangiare sotto l’ombrellone scolandosi una Peroni ghiacciata, di quelle dette “a collo lungo”?
Dicevo… i salutisti da spiaggia.
Partiamo da un assioma.
I salutisti generici sono ossessionati dal loro credo, spesso in maniera irrazionale.
I salutisti da spiaggia ancor di più.
Così… tra i banchi del supermercato mi ritrovo un gruppo di una decina e più di aspiranti bagnanti, dall’accento credo del triveneto.
Al seguito i loro bambini, frignanti oltre misura.
Pochi secondi e (i grandi…) si impadroniscono “manu militari” del piccolo reparto bio del supermercato bloccando il traffico dei clienti, compreso il sottoscritto intenzionato a comprare solo un misero tubo di dentifricio.
Con voce stentorea iniziano a dissertare di grassi e di Quinoa, di bacche di Acai, di Noni.
La gente si gira preoccupata.
Un comizio.
Quasi urlando, pontificano sulla salubrità dei pseudo-creali, altro che quella porcata della farina doppio zero che fa venire il cancro solo a guardarla.
Glorificano la bellezza intrinseca del fruttarismo.
Incolleriti, si lamentano che già alle 9,30 di una domenica a ridosso di ferragosto è terminato il pane integrale, e che gli toccherà di ingerire una dose di grassi insalubri, (si: proprio così, insalubri).
Poverini…
Insomma, il classico drappello di salutisti, un po’ fanatici un po’ apocalittici, un po’ in buona fede.
Però questi qui pontificano a voce alta su tutto, e non gli importa di bloccare militarmente un intero reparto di un supermercato affollato, strafregandosene degli altri clienti.
Che banda di simpaticoni!
Sghignazzano, ironizzano, prevedono immani sciagure gastrointestinali & tumorali per i loro cognati (?) che osano perfino mangiare la carne e mai nessun prodotto bio.
Intanto, non si smuovono da lì.
Leggono le etichette di ogni prodotto metodicamente, e commentano, sempre a voce alta.
Invasati.
Roba da TSO collettivo.
Sproloquiano di colesterolo, di trigliceridi, di grassi saturi.
Esaltano la piacevolezza di una sana alimentazione, però se ne fregano bellamente degli altri clienti che vorrebbero semplicemente passare per comprare un tubo di dentifricio, come il sottoscritto.
Basta!!
Per l’ennesima volta chiedo cortesemente permesso.
Neanche mi degnano di uno sguardo.
Finirò per non lavarmi i denti, per colpa loro…
A un certo punto l’apoteosi: i salutisti da spiaggia tirano fuori dei capienti termos.
Dentro, macedonie di frutti mai sentiti nominare e insalatine purificanti, almeno così capto dai frammenti sincopati delle loro conversazioni…
Incuranti di tutto e di tutti iniziano a mangiarle.
Sicuramente cose buone e sane, ma mangiarle in piedi tra i banchi del supermercato, con conseguente colata di umori & liquidi zuccherini sul pavimento, non è il massimo dell’educazione.
Forse loro lo trovano salutistico, io lo trovo solo maleducato.
Chiedo per l’ennesimo volta… “permesso”?
Nulla.
Ho paura che i miei denti rimarranno sporchi.
In attesa che i salutisti da spiaggia si tolgano dagli zebedei, fuggo al reparto pasta.
Al mio ritorno sono ancora lì.
Il pavimento sotto i loro piedi è conciato da far schifo.
Loro, sembrano non farci caso.
In ciabatte, logicamente in fibra naturale, sguazzano felici nei succhi sbrodolati dai termos.
A questo punto però c’è il “fattaccio”.
Tra una ciacola e un’altra una delle mamme nota il proprio pupetto in età prescolare che quatto quatto si allontana per dirigersi rapido verso il banco macelleria.
Subito parte un grido, agghiacciante, sui 120 decibel…
Tutti si girano…
«Pinuccio!!!!!!!»
«Stai lontano dal banco della carne, quella fa male, altrimenti ti spacco la testa!».
Pinuccio non ci sente, o non vuol sentire.
Altro grido, altre sanguinarie minacce ma Pinuccio se ne frega, è già in estasi davanti a un bisteccone argentino circondato da salsicce…
Con le manine appoggiate sul vetro vorrebbe afferrarlo.
A questo punto la mamma passa dalle parole ai fatti.
Con le ciabatte in fibra naturale ben inzaccherate di succo di non-so-bene-cosa, dopo aver sporcato mezzo supermercato raggiunge Pinuccio.
Lo placca e gli assesta platealmente un ceffone esagerato, uno di quelli che fanno rintronare la testa e lasciano il segno.
Pinuccio inizia piangere a dirotto.
Nessuno lo consola.
«Se ancora passi davanti al banco della carne giuro che ti ammazzo!» grida isterica la donna.
Non ho il numero del telefono azzurro, e il mio smartphone nel supermercato non ha molto campo….
Gli altri della combriccola, indifferenti alle gride della donna, seguitano a sbraitare di Quinoa e a inzaccherare il resto del supermercato.
La madre trascina a forza il povero Pinuccio (piangente) come fosse un sacco di patate…
A questo punto il gruppetto si disperde, finalmente.
Agguanto il mio dentifricio, e butto un occhio al banco formaggi & salumi.
Qualche minuto dopo, i salutisti da spiaggia me li ritrovo alla cassa.
Si limitano a pagare solo un minuscolo pacchetto di gallette di farro soffiato (Bio) e quattro (di numero) carote, queste ultime non so se Bio o meno.
Tre euro e ottanta il conto…
Tutto qui?
E la buona educazione?
Povero Pinuccio…
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?