Di Serena Manzoni,
Mediterraneo. Mare del mito, mare degli eroi e degli dei, tutto in lui si ammanta di un alone di storie che ci descrivono, raccontano della nostra provenienza, del nostro migrare, che prende la forma del quotidiano, degli oggetti, dei cibi.
Scoprendo e provando la Mozzarella nella mortella cilentana non ho potuto fare a meno di pensare a questo.
Forse perché il mirto rimanda alla mitologia in maniera prepotente: pianta sacra ad Afrodite ma anche a Ishtar e all’etrusca Turan, nonché alla Venere latina, pianta che nasconde la nudità della dea dell’amore e della bellezza e la difende dalle bramosie dei satiri, ma anche pianta legata alla sfera funeraria.
Il mirto caratterizza inoltre il paesaggio mediterraneo insieme ad altre specie vegetali che regalano ai nostri occhi infinite sfumature di colori, e al nostro naso quegli odori meravigliosi che possono arrivare a stordirti e a farti innamorare: non scorderò mai il profumo della macchia mediterranea dopo un acquazzone improvviso durante una passeggiata sarda.
Ma torniamo al Cilento e alla mozzarella nella mortella … spesso le qualità che rappresentano la bontà di certi cibi sono conseguenze immediate di necessità pratiche.
Proprio come in questo caso, dove il mirto che dona alla mozzarella il suo profumo e il suo aroma unico non è altro che la conseguenza della necessità di trovare un contenitore per il formaggio che doveva essere trasportato dai pascoli, dove veniva realizzato, ai paesi per il suo imballaggio.
Le foglie del sempreverde, comunissime nel territorio cilentano, lisce e lucide, trasmettono alla mozzarella l’aromaticità decisa degli oli essenziali in esse contenute, rendendo unico questo prodotto. Mozzarella nella mortella
Nel formaggio inoltre si ritrova il pascolo, così unico quello del Cilento, con la macchia mediterranea ad un passo dai boschi più alti di faggi e castagni, uno di quei posti dove il cielo, i monti e il mare sono davvero vicini.
Formaggio a pasta filata di latte vaccino, la Mozzarella nella mortella è realizzata come le classiche mozzarelle, ma ha consistenza più asciutta ed elastica in bocca perché la maturazione della cagliata avviene in assenza di siero. Non ha nemmeno la forma tondeggiante dei latticini che conosciamo, ma è realizzata in porzioni allungate, quasi piatte, come se fossero state schiacciate o stirate. Mozzarella nella mortella
L’aroma e il profumo richiamano decisamente il burro e lo yogurt, con richiami acidi presenti ma non pervasivi.
Vi invito a mangiarla usando le mani, spezzandola e portandola al naso, giocando con i rametti di mirto che la involgono, per godere a tutto tondo della sua consistenza, del suo odore e del suo sapore, per un assaggio totale del prezioso boccone.
E magari regalate un pensiero anche al paesaggio, del Cilento e del Mediterraneo, con la sua aura di mitica e millenaria bellezza, di cui non dobbiamo mai dimenticarci e che abbiamo il compito di salvaguardare, anche attraverso la scelta del cibo di cui ci nutriamo.
Mozzarella nella mortella
Serena Manzoni