Di Fabio Riccio,
Cibo Nostrum 2018 perché andarci…
Come… siamo ancora nel 2017, neanche il tempo di consegnare agli archivi questa edizione, e già si parla all’edizione del 2018?
Non è una domanda retorica.
Semplicemente, il sottoscritto ha avuto il piacere e l’onore di partecipare come ospite all’edizione 2017 di Cibo Nostrum, un evento arrivato alla sua sesta edizione, evento che è cresciuto, molto.
Stop.
Premessa.
Quando decido se partecipare o meno a una manifestazione, giocano una parte importante anche le dosi di noia e di “aria fritta” che mi toccherà sopportare.
Molte manifestazioni diciamocela tutta, sono scontate nei contenuti e soporifere nei fatti, anche a causa di certi logorroici relatori che non vedono l’ora di afferrare un microfono per estrinsecare in pubblico la loro dose di autoreferenzialità, nel raccontare quanto sono bravi, buoni, intelligenti etc etc.
Peggio ancora, è quando nei convegni i politici (di ogni tendenza…) superano numericamente la dose omeopatica tollerata da un normale essere umano in buona salute.
Un assessore o un politico – secondo farmacopea “quanto basta” – lo reggo, al secondo inizio a sbadigliare, al terzo cerco l’uscita e vado a fumarmi una sigaretta anche se ho smesso, al quarto fuggo a gambe levate…
Non è stato questo il caso, assolutamente.
Perchè?
Semplicemente perché al di là di ogni luogo comune, Cibo Nostrum 2017 è stata una ben riuscita manifestazione, e senza voler per forza polemizzare con altri colleghi che scrivono di cose mangerecce, una gran bella occasione per chi è appassionato di cibo & cucina per arricchirsi e aggiornarsi.
Un luogo dove non c’è stata solo mondanità e parole di circostanza, ma c’è stata “trippa in tavola”, tanta.
Così, Cibo Nostrum 2017, svoltasi dall’11 al 13 giugno 2017 in una cornice di luoghi e paesaggi che ci invidia tutto il mondo, come Taormina, Giradini Naxos e altre località alle pendici dell’Etna, è stata davvero una manifestazione che ha funzionato bene, e che al netto di poche e risibili imperfezioni che inevitabilmente non mancano in una macchina organizzativa così imponente e complessa da gestire, mi ha regalato nuovi stimoli ed esperienze.
Non sempre è così, anzi.
Il programma dei tre giorni è stato intenso e variegato, spaziando dai necessari ma ben riusciti momenti modano-celebrativi, come la Festa Siciliana di benvenuto, ai convegni, alle interessanti visite alle cantine etnee, alle Master Class di alcuni bravi cuochi siculi, per finire con l’apoteosi della “Taormina Cooking Fest”, la kermesse fulcro di tutta la manifestazione, che con più di 150 espositori ha animato e invaso di odori e sapori il Corso Umberto della bella cittadina sotto il Monte Tauro.
Una golosa e festante traversata tra i sapori di tutta Italia, nel bel mezzo di una folla multilingue, una allegra babele però tutta unita nella ricerca dello stimolo dei sensi.
Si, il Taormina Cooking Fest è stata una straniante e lunghissima ovazione di sapori, aromi e colori, con un ventaglio di protagonisti che partiva dagli chef stellati per arrivare ai rappresentanti delle cucine di territorio, per non parlare poi dei tanti Cooking show estemporanei e non.
E’ stato bello scoprire, almeno per un giorno, gomito a gomito chef blasonati che preparavano i loro grandi piatti, e tanti bravi rappresentanti del territorio intenti a friggere “live” impeccabili e succulente arancine…
In ultimo, c’è stata anche la possibilità di degustare vini di parecchie cantine siciliane, piccole e grandi, alcune delle quali non sempre facili da reperire per chi come il sottoscritto abita ben oltre lo stretto.
A Cibo Nostrum 2017 si è parlato di cibo (anche assaggiato…), intelligentemente.
Senza voler correre il rischio di scadere nel didascalico di “tanto al chilo”, e senza tralasciare l’importanza degli interessanti laboratori sul pesce azzurro tenuti da sette bravi chef, il mio personale premio, tra i tanti interessanti momenti trascorsi a Cibo nostrum 2017 devo però assegnarlo a un convegno al quale ho partecipato.
Questo convegno, che già dal titolo si preannunciava molto stimolante, “Pesce Azzurro: Pesca sostenibile, cucina consapevole” (tema a me molto caro) si è tenuto lunedì 12 giugno presso l’Atahotel Naxos Beach di Giardini Naxos.
Mettendo da parte la prevedibile prolissità di alcuni dei politici presenti, la qualità dei relatori, vale a dire produttori del settore ittico e giornalisti di settore, e il livello alto degli interventi sono stati decisamente alti.
Il convegno è stato indubbiamente interessante e ricco di informazioni per chi vi ha assistito, compreso il sottoscritto.
Peccato solo (forse per ragioni di tempo) a convegno ormai terminato, il non aver aperto il contraddittorio al pubblico presente, credo sarebbe stato interessante e produttivo confrontare opinioni e idee anche con il resto della stampa presente.
Oltre questo cosa altro aggiungere… Cibo Nostrum 2017 è stata proprio una gran bella festa.
L’organizzazione, curata dalla Federazione Italiana Cuochi, con in testa lo Chef Seby Sorbello, e il bravo e infaticabile Antonio Iacona, non ha avuto particolari pecche, e tirando le somme si può ben dire che il livello del tutto è stato davvero “notevole”.
Da aggiungere infine che parte dei proventi ricavati dalla vendita dei “biglietti” (bracciali) per l’assaggio libero nel Taormina Cooking Fest, è stato devoluto in beneficenza alla Fondazione LIMPE per il Parkinson ONLUS.
Però… e prima che questo mio breve excursus su questa riuscita manifestazione prenda la strada dell’archivio, voglio permettermi una piccola nota polemica, che sconfina quasi nel folkloristico, come è uso di noi di gastrodelirio, ma che mi ha anche fatto molto riflettere.
Durante l’interessantissimo laboratorio sul pesce azzurro (in questo caso un tonno rosso di rara bontà e qualità) tenuto dal bravissimo Chef Roberto Toro del Grand Hotel Timeo, ho assistito a un qualcosa che mi ha letteralmente sconvolto.
Alcuni colleghi partecipanti a questo laboratorio, hanno deciso non so in base a quali misteriosi criteri (?) di pasteggiare con del te (non so se freddo o meno…)
Si: proprio uno di quei pseudo-te “industriali” venduto in contenitori di plastica con annessa cannuccia dalla allegra e civettuola etichetta, prodotto da una notissima azienda dolciaria nazionale, te molto caro a un noto (e bravo) giornalista enogastronomico esperto di “Street Food”.
Insieme ai bravi e preparati colleghi presenti al mio tavolo, quando abbiamo visto questo siamo rimasti davvero senza parole, allibiti.
Vabbè che la cucina non è una scienza esatta, e che anche l’accostamento cibo-vino è un argomento di eterne diatribe, ma accompagnare un meraviglioso (e impegnativo sensorialmente) tonno in crosta di granella di Quinoa e altri aromi, un gran piatto davvero, con un te industriale, mi fa molto pensare riguardo la reale preparazione (e sul palato…) di certi che si arrogano di scrivere di cibo…
Noi abbiamo pasteggiato con dell’acqua.
Andava benissimo. Cibo Nostrum 2017
Arrivederci a Cibo Nostrum 2018!
Cibo Nostrum 2017
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Sono sempre stata entusiasta di partecipare alla manifestazione di “Cibo nostrum”di veder riuniti tanti professionisti …ma nell’ultima manifestazione tenutasi ai giardini Naxos l’unica pecca sono state le assenze di sedie…noi venivamo da un viaggio lunghissimo e ad una certa mi sarei sdraiata sull’erba….poi la mancanza di navette che ci dovevano riportare in albergo….
Nei giorni di Cibo Nostrum ero a Taormina per un congresso, così prendendo la palla al balzo, a congresso terminato mi sono divertito a gironzolare con alcuni colleghi per i banchi degli espositori, che mi hanno riconciliato con il buon cibo, vista la qualità più che mediocre dei pasti serviti in albergo.
Premetto che non sono un giornalista (sono un medico…) ma amo mangiare bene, e possibilmente “sano”.
Ora… mesi dopo questo evento di cibo nostrum, casualmente cercando notizie se il prossimo anno si terrà un’altra edizione, sono capitato su questo articolo.
L’articolo è simpatico e fin qui bene, però, quando sono andato a leggere i commenti mi si sono drizzati in testa i pochi capelli rimasti…
La signora (signorina) Gioia che si lamenta con l’autore per aver stigmatizzato il bere te (poi in realtà limonata, peggio ancora!!!) mi ha fatto cadere le braccia.
Va bene che in Italia ormai vantarsi della propria ignoranza (in tutti i campi) e dare aggredire chi lo fa notare è cosa normale e condivisa, ma fare un commento acido sullo stigmatizzare una cosa talmente scontata, quale il bere te (o limonata) prima di una degustazione mi sembra davvero fuori spartito.
E’ come buttare benzina sul fuoco.
Sono ignorante (almeno di gusto e cucina) e me ne vanto, questo il succo del commento.
Scusate lo sfogo, ma non ci sto.
Persino mio nipote di 7 anni, che mangia malissimo (aimè) come tanti ragazzini della sua età, tempo fa dopo aver bevuto un te “rinfrescante” alla successiva offerta di un gelato mi ha risposto: grazie nonno, ma lo mangio dopo, adesso con il gusto del te in bocca non posso, altrimenti non sento più bene il gusto della nocciola…
7 (sette) anni…
Cara signorina (o signora Gioia) se mai leggerà queste mie parole, per favore… si informi, oppure si iscriva a una delle tante “scuole del gusto” che ormai spuntano in tutta Italia, e poi ne riparliamo…
Lì, forse qualcuno le spiegherà come comportarsi con i gusti.
La prego, lo faccia, prima di scrivere altre arroganti castronerie,
Grazie!
Perdonate l’intrusione.
Ma il motivo del contendere (se ben ho capito) è che qualcuno prima di una degustazione ha bevuto del te in caraffa e della limonata, o lo ha fatto durante perchè faceva caldo?
Già questo sarebbe esecrabile,
Poi,
In ogni caso, è una roba che non si può neanche sentire…
La prossima volta, provate a pasteggiare con il chinotto, che è meglio!
Ero presente all’incontro, che si è svolto alle 16 in un pomeriggio di afa insopportabile, nella terrazza del Timeo. Non ho visto né cannucce né te industriale. Solo due grandi brocche di te e limonata fresca, che hanno non poco ristorato i colleghi presenti prima dell’inizio della degustazione. Capisco la critica, ma non a tutti i costi.
Un saluto
Fermo restando l’inalienabile diritto di critica, la gentile signora non fa altro che confermare la presenza di te e di limonata (quest’ultima non la avevo notata) al bell’incontro svoltosi al Timeo.
Però… queste due bevande, di certo dissetanti e piacevoli con la calura, non sono di certo il “top” (eufemismo) per preparare o usare il palato al meglio.
Senza voler ergermi a iniziato, vorrei ricordare la regoletta aurea che postula che quando si assaggia o giudica un qualsivoglia sapore, bisogna avere il palato assolutamente sgombro da ogni influenza sensoriale.
Una “regoletta” non negoziabile. Stop.
Sui vari tipi di te (non quelli industriali, in gran parte fatti con estratto secco di te e altre robe ben poco raccomandabili) si potrebbe invece aprire un tavolo di confronto, perchè sono possibili inconsueti e indovinati accostamenti, Ma sul te in brocca (oppure in brick)e sulla limonata (prima durante e dopo) non credo ci sia nulla da discutere.
Se si degusta, e si vuol avere il palato al meglio, in mancanza di un vino adatto o di qualche buona birra, se ci si trova in condizioni particolari, è meglio l’acqua.
Anche questo un paletto non negoziabile.
Mi permetta di continuare ad avere la mia opinione, che poi è quella condivisa dalla stragrande maggioranza di chi scrive di cibo professionalmente.
Prepararsi a una degustazione, dissetandosi di Te o peggio ancora di limonata, è una cosa da non fare. Punto.
Mi permetto però di regalare un (inatteso credo…) consiglio a chi si trova in situazioni simili, che è quello di pasteggiare a Zammù… non è affatto una eresia, anche se lo Zammù è una cosa più Palermitana che della Sicilia orientale…
Noi di gastrodelirio ne abbiamo già parlato qualche anno addietro… vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/zammu-santo-piazzese/2014/10/
Cordialmente,
Condivido al 100%, e sopratutto la nota polemica, insieme a tante altre cose che mi hanno fatto sorridere. Una delle cose più belle invece è stato conoscere professionisti come te. Un caro saluto
Daniele