Di Fabio Riccio,
Eretico?
No, di più: eno-eretico.
Partiamo da questo: io con la pizza bevo e ho bevuto di tutto.
Di solito sto solo attento a quel che ci si mette sopra, ultimamente cerco solo accostamenti (anche eretici) che fanno star bene naso e papille gustative. Stop.
Enologicamente parlando, non ho, e non voglio verità sotto mano, ma epicureamente mi iscrivo nel novero dei cacciatori di belle sensazioni.
Filosofeggiamenti a parte, se mi trovo mio malgrado a mangiare una pizza non eccezionale come è stata quella dell’altra sera, faccio di necessità virtù, e alla faccia di ogni assioma incontrovertibile, butto tutto alle ortiche e per consolarmi stappo un buon vino, magari uno che con la pizza non c’azzecca proprio nulla.
Così, proprio a causa di una pizza così così, e del morale non al Top per altri motivi, finisce sotto le eretiche eno-grinfie del sottoscritto nientemeno che un Pinot noir dalla Borgogna, per dirla alla francese Bourgogne Pinot noir Pierre Morey 2014, un “Triple A” che da un po’ stazionava nella “cantinetta dinamica” (molto) di casa gastrodelirio.
Partiamo da questo: di Pinot Noir in giro per il mondo se ne vedono e se ne stappano tanti, c’è poco da aggiungere su questo vitigno, arcinoto.
Qualcuno è molto buono, qualcuno quasi, ma la maggioranza dei Pinot noir in circolazione, anche quelli con i “quarti di nobiltà” li trovo noiosi, per non dir peggio… ma questo di Pierre Morey da subito mi è sembrato diverso, molto diverso…
Diverso per tutto, meno male.
Prima di tutto il produttore: Pierre Morey appunto, un vigneron dal volto simpatico dichiaratamente tradizionalista che vive e lavora a Mersault, paesino francese nel dipartimento della Côte–d’Or nella regione della Borgogna.
Pierre Morey è però nello stesso tempo conservatore ma anche innovatore per le sue scelte, vedi la biodinamica, anzi: un terroirista, così lo ha definito qualcuno che si è assunto l’onere di aver inventato questo cacofonico neologismo…
Il signor Morey prima di tutto è uno di quelli della “triple A”, il che è già un gran bel biglietto da visita, e poi alleva vigne vecchie di trenta e più anni, roba che certi nostrani produttori avrebbero di certo estirpato da un bel pezzo – già questo – me lo rende simpatico, molto.
Aggiungiamoci anche che già dal 1997 tutta l’azienda, dai filari alla cantina, è rigorosamente biodinamica, e forse il quadro si fa meno nebuloso.
Pierre Morey si permette anche il lusso di non aggiungere ai suoi vini solfiti, oltre a quelli che naturalmente si formano, e chiaramente ben si guarda anche dall’usare lieviti selezionati e altre enoporcate che tanto piacciono a certi enologi nostrani, proprio quelli bravi solo a fare bei vinetti tutti quanti uguali…
L’unica “modernità” che Pierre Morey ammette nelle sue cantine, è durante la fermentazione, con l’uso della temperatura controllata. Stop.
Insomma, per farla breve… anche se la parola è proibita, e la categoria tecnicamente non esiste, il Bourgogne Pinot noir Pierre Morey 2014 per me va chiamato “vino naturale” (logicamente virgolettato) per non incorrere nelle ire della legge che non permette l’uso di questo termine.
Come dicevo prima è un Pinot noir, che una volta stappato e lasciato in pace per qualche minuto da subito mostra un bel rosso granato.
Sgombriamo però subito il tavolo: non è uno di uno di quei vini che si fanno amare dal primo sorso, ma neanche uno di quelli “brutti sporchi & cattivi”.
Il Bourgogne Pinot noir Pierre Morey 2014 è solo un vino che vuole tempo per svelarsi, per essere scoperto in tutta la sua eleganza…
Un vino bello ed elegante. Fine.
Al naso subito scaglia folate di frutta e fiori, a tratti sommesse, a tratti nette, come quelle ben percepibili di violetta e di tabacco (quasi un Virginia), mentre in bocca, sempre senza fretta, mostra una bella progressione, succosa, croccante e con la giusta acidità, che tesse la trama ai corretti tannini e alla tanta, tanta bella bevibilità.
Il Bourgogne Pinot noir Pierre Morey 2014 qualcuno lo definirebbe un vino all’antica, in realtà è solo un vino, un ottimo vino, che gioca a non svelarsi al primo sorso, facendosi però già amare e ben comprende dal secondo…
Un vino senza fronzoli e sentori non suoi, ma proprio per questo più bello, lineare e tanto godibile che non hai neanche terminato la bottiglia, e già c’è il rammarico di non averne acquistata un’altra…
Godibile appunto, ma anche con una gran bella personalità che nel lungo finale si attorciglia alle tracce di legno che, insieme all’alcol equilibrato, delineano i suoi connotati.
Insomma… una bella bottiglia, godereccia a sufficienza, e, permettetemi l’abusato aggettivo, vista la filosofia aziendale, molto “sostenibile”.
Già… perché il Bourgogne Pinot noir Pierre Morey senza strepiti o forzature, oltre ad avermi fatto stare bene, la prima cosa per chi beve un vino, ha avuto anche il merito di farmi dimenticare la mediocre pizza dalla forma non proprio “giottesca”, e chi mi legge sa bene quanto amo la pizza, ma fatta bene…
Pizza napoletana e Pinot Noir di Borgogna?
Perché no…
Per chi vuol saperne di più…
Domaine Pierre Morey – Maison Morey-Blanc
13, rue Pierre Mouchoux
21190 – Meursault – France
Tel. +33 03.80212103
contact@morey-meursault.fr
http://www.morey-meursault.fr/
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?