Di Serena Manzoni,
Che si possa fare arte con qualsiasi cosa ormai lo sappiamo!
Non è certo una novità: i corpi stessi, le azioni e i materiali più disparati diventano il tramite di messaggi artistici, di sentimenti e idee creative.
A Gastrodelirio piace trovare e provare a indagare quelle opere e quegli artisti che usano il cibo, sia come strumento che come oggetto del loro fare, del loro comunicare.
Materiale principe, vitale e fortemente simbolico è sicuramente il pane che è allo stesso tempo corpo, pasta e processo, lievitazione e forma.
Già la stessa miscela di acqua, farina e lievito ricorda la creta da plasmare e modellare, materia arcaica, impasto culturale; pane che sfama e pane che rappresenta e racconta.
C’è un’artista che amo molto, Maria Lai, le cui opere sono veri e propri racconti la cui narrazione è affidata all’uso paziente e poetico di materiali atavici, pieni di significato, la cui lavorazione paziente è in grado di raccontarci storie in una stile allo stesso tempo complicatissimo e semplice, fortemente evocativo.
Ecco quindi i suoi telai e i suoi libri, il cucire e il ricamare: pratiche tenacemente legate alla Sardegna, sua terra natale, che diventano materiale e mezzo del suo fare arte.
Tra questi c’è anche il pane.
Pane che ci racconta una leggenda, quella di Maria Pietra, madre che si sacrifica per fare ritornare in vita il suo bambino morto. Maria Lai trae la storia da Miele amaro di Salvatore Cambosu, suo maestro e amico. Maria Pietra impasta della farina con le sue lacrime: da questo impasto il bimbo rinascerà e Maria diventerà di pietra.
Per dare forma a questa storia Maria Lai realizza un Pupo di pane, che ricorda un Cristo o meglio bambinello che porta già i chiodi della passione.
Il neonato tiene una tenera mano appoggiata alla bocca e ha ancora il cordone ombelicale: il pane ha sempre una connotazione fortemente vitale, contiene energia e può essere modellato nelle forme più varie.
Ci sono opere di Maria Lai che raffigurano donne intente al lavoro di setacciare la farina, in particolare una del 2004 dove una figura femminile velata e in piedi rappresenta sì le donne della tradizione sarda, ma non può non ricordarmi una Madonna: la madre per eccellenza.
Maria Lai – Telaio del meriggio, 1970
Il pane per raccontare la vita, simbolo eccellente del mistero e della grandezza della generazione, della nascita in un contesto spiccatamente femminile.
Non dimentichiamo che in Sardegna la tradizione della panificazione è particolarmente radicata sia come produzione di pane per la quotidianità sia per quella di pane cerimoniale ovvero di pane con forme particolari e decorazioni di vario tipo realizzato in occasione di ricorrenze legate all’anno liturgico sia alle festività familiari.
Panini piccoli a forma di mammella per la festa di Sant’Agata ricordano il suo martirio, pani come ghirlande coperte di fiori e uccelli, a strisce intrecciate per la domenica delle palme, pani dai nomi leggendari e magici come kokkoi, pintau, carasau, civraxiu…
Davvero sembra che in terra di Sardegna il pane accompagni lo scorrere del tempo, sia quello privato che quello rituale e pubblico e Maria Lai prosegue questa tradizione, esaltandone la femminilità rappresentando il sacrificio di una madre che fa germinare una nuova vita attraverso una panificazione miracolosa.
Panificazione, tessitura e ricamo: l’arte di Maria Lai è sicuramente donna ed è sicuramente sarda, ma va sicuramente oltre: parla a tutti, è universale, è poesia.
Maria Lai
Serena Manzoni