Di Fabio Riccio,
Prevenire è meglio che curare, sempre.
Non è solo uno slogan.
Questo che leggerete ora, è il primo esempio al mondo di invettiva gastronomica anticipata e preventiva.
Un motivo c’è.
I fatti: giorni fa’ – solito negozietto dove mi servo di frutta e verdura – in una cassetta c’è qualcosa di nuovo, di inusuale…
Melanzane bianche.
Non sapevo esistessero
Passata la sorpresa, passo all’acquisto, voglio assaggiarle.
Costano più o meno come tutte le altre melanzane – novanta centesimi di euro al chilo.
A casa le esamino ben bene e, colore a parte, mi sembra che rientrino a pieno per aspetto e altro nella grande famiglia delle melanzane, in questo caso di quelle che io ho battezzato “ovaloidi”, cioè non a palla ma nemmeno lunghe…
Così, le tasto, le apro, le guardo.
All’interno sono come tutte le altre melanzane, solo un po’ di semi in meno.
Tutto qui.
Poche ore, e impongo alle povere melanzane bianche ben due ardue prove in cucina.
La prima, è l’aggiungerle in tocchetti a una specie di peperonata casalinga sciuè sciuè.
In questo caso le melanzane bianche, cotte insieme ad altri ortaggi, si sono comportate ne’ più ne’ meno come le loro consorelle blu & viola, cioè… dissolvendosi o quasi.
Poco più tardi, le melanzane bianche sono state sottoposte alla decisiva prova di taglio a fettine, bagno in uovo, impanatura e successiva frittura.
Risultato: identico sapore di tutte le altre melanzane, forse solo la buccia un attimo più coriacea.
A questo punto forse vi chiederete perché me la prendo con le povere melanzane bianche.
Non dimentichiamoci che siamo in Italia, nazione drogata, anzi: subalterna in tutto e per tutto a ogni moda idiota e effimera, persino nel campo alimentare.
Per ora di melanzane bianche se ne vedono poche, ma temo il rischio “patata blu”.
Cosa è?
Eh… si, miei cari lettori, di sicuro ricorderete quando ho scritto delle patate blu vedi – https://www.gastrodelirio.it/fabio-riccio/patate-blu/2015/06/
Ebbene, le patate blu, colore a parte, sono come tutte le altre patate, semplicemente buone o meno buone a seconda di dove e come sono state coltivate.
Sono blu solo perchè al contrario delle loro consorelle bianche, gialle, rosse etc etc, contengono al loro interno una certa dose di antociani, dei pigmenti idrosolubili (semplificando al massimo, “coloranti naturali”) che le fanno diventare blu, tutto qui.
Semplicemente patate di un colore diverso rispetto a quelle che siamo abituati, ma pur sempre patate. Fine.
Le melanzane bianche invece, al contrario della grande maggioranza delle melanzane in circolazione, di antociani che le colorano in blu o viola non ne hanno. Semplice, no?
Sono solo melanzane di un colore diverso rispetto a quelle che siamo abituati, ma pur sempre Melanzane.
Nessuna ingegneria genetica, o follie di scienziati in vena di burle. Stop.
Ecco spiegato l’arcano.
E… l’invettiva preventiva, perchè?
Semplice, semplicissimo!
Le patate blu, (da non confondere con quelle turchese, eh!) sono di moda per ragioni cromatiche, e non gustative, visto che gli antociani che le colorano sono assolutamente inodori e insapori.
Se non ci credete, chiedete a un qualsiasi chimico…
Per questa ragione cromatica, e per la conseguente “moda” le patate blu però costano di più. Stop.
C’è chi grida che le patate blu sono ricche di antociani, ottimi antiossidanti (si: lo sono!).
Però, per avere qualche effetto concreto sull’organismo umano, bisognerebbe mangiarne tante, tantissime…
Poi, se poi più di uno, come un irrequieto “pizzaiolo emergente” incrociato qualche anno addietro in una gara, nelle patate blu ci trova (perfino) un coinvolgente e unico (sic!) sentore di castagne, credo che si può solo parlare di autosuggestione.
Anche le patate di altri colori, se lessate hanno spesso questo sentore, che però svanisce una volta raffreddate. Fine.
Se, delle patate per il solo fatto di essere di un colore diverso, costano più care e diventano di moda (?) ho paura che siamo già oltre “la caduta dell’impero” – oppure, siamo all’ennesima prova (lampante) che la la testa di tanti Italiani è irrimediabilmente bacata.
Così, in quest’ottica, e prima che nasca una nuova e inutile moda (le melanzane bianche appunto) voglio lanciare un appello: mangiate pure tutte le melanzane bianche che volete, sono buone anzi, ottime, ma per favore, non trasformatele in una moda che porterebbe solo a un aumento del loro prezzo.
Negli ultimi anni basta qualche pincopallino qualsiasi in TV o su youtube che si inventa che le melanzane bianche hanno virtù mirabolanti, perchè sono la cura perfetta per l’ulcera o per la cellulite, ed ecco che subito arrivano al seguito torme di beoti, ma anche di blogger da dieci ricette al giorno dieci, che iniziano ad adorarlo e a decantare acriticamente le virtù delle povere e innocenti melanzane bianche.
Le melanzane bianche in breve tempo vanno di moda, e il risultato è semplicemente l’aumento del loro prezzo, e una nuova effimera mania.
Ricordiamocelo: le melanzane bianche sono gustativamente e olfattivamente esattamente come tutte le altre melanzane. Stop.
Provare per credere.
Prevenire è meglio che curare, sempre.
Cui Prodest?
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?
Caro Fabio, ottimo articolo come sempre.
Il rischio che divengano come le patate blu o le schifezze al carbone vegetale (che di vegetale raramente ha qualcosa) c’è tutto, ma, ti stupirò con effetti speciali, non sono assolutamente una novità. Anzi!
Le melanzane bianche, autoctone, piccole e con lievi impercettibili e casuali striature violacee si coltivano da tempo immemore nell’agro di Senise, dove accanto ai più famosi Peperoni (Zafarani) che poi diverranno, una volta fritti, cruschi, residua da centinaia d’anni la coltivazione di questa piccolissima melanzana bianca (7-10 cm massimo) di forma allungata e dal sapore abbastanza neutro. Il suo uso tradizionale e la conservazione sott’olio spaccata a metà di lungo. Buone e lievemente callose al gusto trasformate cotte non hanno nessun sapore.
Grazie per i complimenti Giustino!
Per quanto riguarda il “carbone vegetale” (presunto tale) l’argomento è stato trattato qui su questo sito più volte.
Grazie ancora e a presto!