Tartufi Democratici
Qualche giorno addietro a cena fuori.
Cena in un posto semplice e pochi fronzoli.
Un’osteria definiamola “vecchio stile”, uno di quei locali che accontenta un po’ tutti con una cucina rustica, ben fatta e legata al territorio con buona materia prima.
Tutto saporito, semplice, per questo ancor più buono.
Fine Luglio: i primi Scorzoni (Tartufi scientificamente detti Tuber auestivum) fanno capolino nei boschi
appenninici.
Gli Scorzoni, per chi non lo sapesse, non sono mica la nobiltà delle trifole, anzi!
Sono tartufi democratici, per nulla elitari, e questo sia per il prezzo, alla portata di tutte le tasche, che per la relativa facilità nel trovarli, magari con l’aiuto di un cane lagotto ben addestrato.
Così, senza svenarsi, e se ci si accontenta del loro onesto effluvio, che normalmente (bizzarrie del tempo e altri eventi naturali a parte) a fine agosto raggiunge il suo climax, gli scorzoni sono una gradevole ed economica alternativa ai ben più costosi tartufi bianchi & affini.
Così, proprio in quest’ottica, le focacce per accompagnare salumi & formaggi, che il bravo oste ha servito, sono state arricchite proprio con abbondanza di scorzoni locali.
Evviva gli scorzoni, i tartufi per tutte le tasche!
Fin qui una bella storia.
Però, purtroppo in tanti locali quando si tocca il tasto tartufi, il rischio di finire soffocati da “robe” e prodotti derivati (creme, conserve & poltiglie varie) che di tartufo hanno ne hanno solo tracce, spesso omeopatiche, è notevole…
E’ il vecchio (e semplice) giochetto di certi commercializzatori sleali che, confidando nei pessimi palato & naso della maggioranza degli Italiani, tramite “certi” aiutini chimici di cui parlerò più in dettaglio prossimamente, fanno magicamente olezzare i nostri democratici scorzoni molto ma molto più di un bianco di Alba (vero)…
Tornando alla bella serata in osteria, quel che mi preme sottolineare è l’onestà nell’approccio rispetto ai tanti posti dove piazzano presunte trifole in ogni dove, vere apoteosi di piatti puzzolenti di tartufo in maniera oscena, e proprio per questo sospetti, visti anche i prezzi.
Che differenza anche con una sventurata scamorza passita al tartufo tritato, assaggiata giorni addietro a guisa di “reclame” in un negozio “specializzato” in cose buone: anche questa indecorosamente puteante di (presunto) tartufo.
(Nota bene: la scamorza con il tartufo costa molto più di quella senza…)
La scamorza, cartellino alla mano risultava prodotta a metà aprile.
Assaggiata un mesetto dopo.
Tra maggio e inizio giugno gli scorzoni (quando ci sono) sono ancora poco odorosi.
Invece, la scamorza spandeva esagerati effluvi di tartufo, percepibili già da più di un metro di distanza.
Sul cartellino degli ingredienti in bella vista la scritta Tuber auestivum con in più una sibillina e generica parola: aromi.
Anche di questo ne parleremo prossimamente…
Facendo i classici due conti della serva, e conoscendo un po’ come funziona il trifolato universo degli scorzoni appenninici, qualcosa non quadra, no?
Qualche scaglietta di scorzone qua e la, e si trasforma una scamorza in una bomba olfattiva.
Questo sarebbe il meno…
Anche qui c’è puzza… ma di bismetiltiometano.
Cui Prodest?
Tartufi democratici
Fabio Riccio –
Interessato da più di venticinque anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale.
Dal lontano 1998 autore della guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, Scrive sulla rivista il Cuoco organo ufficiale della FIC, ha scritto sulla guidade le Tavole della Birra de l’Epresso, Su Cucina a Sud, sulla guida Osterie d’Italia Slow Sood, su Diario della settimana e L’Espresso, e quando capita scrive di cibo un po’ ovunque gli gusta.
Infine è ideatore e autore di www.gastrodelirio.it – basta questo?