Di Serena Manzoni,
Avete voglia di farvi un giro a Roma? Lo so, fa caldo e avreste voglia di andare in spiaggia, ma vi assicuro che alla fine della nostra passeggiata avrete un premio bello, buono e refrigerante.
Arte e gelato a Roma. L’appuntamento è davanti al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, per la precisione alla Galleria 5, dove, fino al 23 ottobre troverete la mostra Ectasy As Sublime Heart As Vector di Shazia Sikander.
Quando si parla di lei, si comincia spesso e volentieri dalla miniatura indo-persiana da cui l’artista parte nella sua biografia e nelle sue opere, prima di tutto perché decide di occuparsene in un momento in cui questa disciplina tradizionale era decisamente trascurata in un Pakistan oppresso politicamente e in cui l’arte si rivolgeva soprattutto a modelli artistici occidentali. Ma, come già detto, si tratta di un punto di partenza.
Alla miniatura Sikander associa altre forme espressive, dall’animazione alle installazioni e alle performance. Le sue opere hanno una connotazione organica, non sono mai statiche, maturano e germogliano e si espandono, esplodono e cambiano in continuazione. Confini che si muovono e si mescolano in continuazione, mutazioni e mescolanze di generi, colori, religioni e tradizioni. Identità mutevoli e in continua evoluzione. Motivi ricorrenti e simboli, figure retoriche rese visibili, raccontate per immagini. Bisogna essere pronti e elastici, disponibili all’ascolto e attenti, ma anche aperti allo stupore.
Le chiome raccolte delle Gopi (figure femminili della mitologia indù) si staccano dai corpi di queste donne per diventare stormo di uccelli, sciame di insetti, nube un po’ destabilizzante. Allo stesso modo turbanti maschili perdono la loro autorità virile vibrando in turbine placido e vitale, pullulante, quasi immagine organica vista in un vetrino di microscopio.
Credo che l’approccio giusto sia quello dell’ascolto, nel senso di immergersi nel racconto per immagini, disposti a entrare nella narrazione.
Passeranno le ore e non ve ne accorgerete, sospesi nel mondo di Shazia Sikander e delle sue mutevoli storie, protetti dagli spazi della Gallera 5 del Museo progettato da un’altra donna, Zaha Hadid, ospite perfetta dell’artista pachistana.
Ma ora veniamo al premio… caldo fa caldo, siamo a giugno e siamo a Roma… ma basteranno pochi passi e proprio nei pressi del MAXXI, in via Poletti al numero 6 troverete Neve di Latte, gelateria naturale.
Famosa come creatura di Ermanno di Pomponio, tra i migliori gelatieri dello stivale e ora nelle mani di Simone Romano. Non posso fare i confronti tra le due mani, ma quella di Simone Romano non mi è affatto dispiaciuta. Forse perché mangiare un buon gelato è diventata esperienza davvero difficile…
Prima di tutto gli ingredienti, che devono essere di altissima qualità e che rappresentano una parte davvero consistente della bontà del gelato. Non troppi gusti, riconoscibili proprio nella preponderanza del gusto: il sorbetto al lampone che sa di lampone, la crema che sa di uova, il pistacchio che sa di pistacchio (quello vero di Bronte).
Qualità anche per quello che riguarda l’acqua, per i gelati e i sorbetti che la richiedono e latte dell’alta Baviera biologico Berchtegs land. Non dimentichiamo lo zucchero: di canna grezzo Demerara dal Brasile o Mascobado dalle Filippine.
Solo addensanti naturali. Per ogni gusto una targhetta che indica con precisione quanto si è utilizzato per farlo. Valgono anche stagionalità e territorialità: diffidate di un sorbetto alla pesca nel mese di dicembre… Insomma il discorso è abbastanza chiaro: per fare il gelato ci vogliono soprattutto ingredienti di altissima qualità, non ci devono essere trucchi anche perché il risultato li metterebbe in evidenza. Il gelato naturale è un po’ come il vino naturale: difficile tornare indietro e soprattutto ne vorresti subito un altro!
Per assaggiare il gelato di Ermanno di Pomponio bisogna andare invece a Civitavecchia alla sua Gelateria naturale biologica-biodinamica ARMONIA E POESIA, speriamo presto…
Arte e gelato a Roma
Serena Manzoni